PALERMO - C’è attenzione a sufficienza nel nostro paese per il mondo della cultura? “No. I lavoratori sono senza contratto da otto anni, e questa sarebbe già una riposta. Nel frattempo si esternalizza tutto, si va avanti per catene di appalti con i precari che a volte diventano gli unici a tenere aperti certi luoghi culturali”. In poche parole, “manca una visione di sistema, un progetto complessivo che – in ultima analisi – funzionerebbe anche da volano per l’intera economia”. Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso a Palermo per le Giornate nazionali del servizio pubblico organizzate dalla Fp nazionale. Non è un caso che uno dei principali dibattiti della kermesse sia stato dedicato a questi temi, nella suggestiva cornice del Teatro Al Massimo. Perché Palermo sarà capitale della cultura 2018, e a questo evento vuole preparasi bene come sottolinea il sindaco Leoluca Orlando rivendicando il cambio di passo degli ultimi anni. “Siamo stati capitale della mafia – afferma –, oggi siamo capitale della culturale: un mutamento significativo nel segno costante dell’accoglienza e dei diritti. Volete sapere quanti migranti ci sono in città? Io rispondo ‘nessuno’, siamo tutti palermitani”.

Se è vero che ci sono buone notizie per Palermo, è anche vero che il mondo della cultura in Italia non se la passa benissimo. Perciò al dibattito la Fp ha invitato Maria Pia Guermandi, coordinatrice di Emergenza cultura, un forum di associazioni nato l’anno scorso cui aderisce anche la categoria della Cgil. “Siamo partiti l’anno scorso, in modo spontaneo, per protestare contro la riorganizzazione del ministero dei Beni culturali calata dall’alto che ha portato molti problemi per i lavoratori”. Nei mesi successivi il forum è diventato una sorta di collettore di denunce e di esigenze diverse, per esempio sulla ricostruzione del patrimonio storico-artistico post-terremoto. “Abbiamo molte proposte – precisa Guermandi –. Il punto centrale è rinnovare il concetto di tutela che deve essere sempre più di prevenzione, su questo punto la riforma Franceschini è arcaica”.

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Proprio sul terremoto insiste Fabrizio Barca, secondo cui non è ammissibile che nel nostro paese, che ha la certezza di subire un terremoto ogni cinque anni, non esista una strategia permanente per la prevenzione. “L’impoverimento culturale dell’Italia – sottolinea l’economista riprendendo l’allarme lanciato da Susanna Camusso – è in corso da anni, e ciò avviene nonostante le mille iniziative locali in cui si tenta di fare cultura. È vero, manca un disegno complessivo e il disfacimento dell’area Pompei ne è stato il simbolo. Poi il ruolo positivo dell’Europa, in questo caso, ha consentito una svolta positiva per fare un lavoro ordinario, non straordinario, di messa in sicurezza. Le polemiche non sono mancate, ma il punto centro è riconoscere l’importanza del ruolo dei lavoratori in un luogo unico al mondo come Pompei”.

Lo spiega Massimo Osanna, soprintendente dell’area archeologica della città campana: “Come la cultura è fluida, così lo sono i sindacati. Qualche conflitto c’è stato, è vero, ma limitato ad alcune sigle. Non abbiamo mai avuto problemi con chi, come la Fp Cgil, ha sempre posto combattuto per le condizioni dei lavoratori. Abbiamo aperto le gare, rispettato le regole e seguito passo passo i lavori. I risultati positivi sotto gli occhi di tutti, grazie soprattutto ai tanti giovani impiegati su Pompei: a loro abbiamo affidato il compito cruciale del controllo dei cantieri, per evitare il lavoro nero, e alla fine i restauri sono stati fatti come si deve”. In definitiva, resta un punto su cui c'è molto da impegnarsi nel nostro paese: “Dietro a ogni evento culturale – conclude Camusso – troppo spesso si dimenticano i lavoratori. Il lavoro pubblico non è stato trattato bene”. E la recente riforma targata Franceschini, a tal proposito, “è stato un punto di rottura culturalmente scorretto, perché ha fatto saltare l’idea che bisogna partire solo da una funzione di tutela dei beni culturali”.