Lo Sportello Ascolto da qualche mese, per le donne vittime di violenza e di mobbing, è diventato un punto di riferimento per la città. Questa considerazione emerge dal fatto che gli stessi carabinieri nel momento in cui si trovano a trattare denunce di violenza da parte delle donne, hanno considerato lo Sportello Ascolto come un centro antiviolenza che dà risposte immediate alle donne vittime di violenza, fuori e dentro i luoghi di lavoro inviandoci i casi per cui intervenire. Ci siamo a questo punto interrogate su cosa non funzionasse nelle procedure dell’amministrazione comunale intorno al tema della violenza, al punto tale da far percepire alle forze dell’ordine come riferimento il nostro Sportello Ascolto e non i servizi sociali territoriali del Comune, il centro antiviolenza dell’Amministrazione o gli altri centri antiviolenza del territorio. Su un tema così importante e delicato ci siamo dette che a questo punto dovevamo trovare un’interlocuzione con tutti gli attori che su tali tematiche sono presenti nella nostra città. Abbiamo fatto un incontro con i quattro centri antiviolenza più riconosciuti, quello del Comune di Napoli, quello del territorio di Barra Ponticelli, di Pianura e di Scampìa. Insieme alle donne che impattano quotidianamente a titolo volontario le vittime di violenza, abbiamo condiviso che c’è un corto circuito tra le procedure previste dal Comune di Napoli e l’esigenza immediata delle vittime.

Per questa ragione è emersa la necessità di chiedere nel mese di novembre, nell’ambito delle iniziative previste dal Comune di Napoli, per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un tavolo di confronto con le Istituzioni Comunali e Regionali, precisamente con gli assessori alle Politiche sociali e alle Pari Opportunità.

L’obiettivo di tale incontro è di superare il corto circuito nelle procedure burocratiche della macchina comunale. In quell’occasione faremo emergere quanti sono i casi trattati da ogni centro antiviolenza e dal nostro sportello per far emergere che come al solito di violenza se ne occupa prevalentemente il volontariato fatto di donne di “buona volontà”, e per l’ennesima volta ci siamo rese conto che non esiste una mappatura completa di chi opera volontariamente nella città o meglio non c’è un’adeguata comunicazione rivolta alla cittadinanza. Infatti la maggiore affluenza al nostro Sportello l’abbiamo registrata quando è andato in onda il servizio del Tgr Campania dedicato allo Sportello Ascolto.

In relazione alle Forze dell’Ordine, invece chiederemo insieme ai Cav un incontro specifico al Questore per far si che di fronte alla donna che intende fare denuncia ci sia una adeguata e competente risposta.

Dalla discussione è emerso inoltre, che è opportuno che in ogni municipalità ci sia un centro antiviolenza che possa interfacciarsi con i servizi sociali territoriali e le forze dell’ordine. Queste ultime allo stato attuale, secondo la nostra breve esperienza e quella consolidata degli altri Cav (Centri antiviolenza) non hanno tutte una preparazione dedicata al tema della violenza di genere. Inoltre occorre una mappatura dell’intera città metropolitana delle case-famiglia. A nostro avviso, non tutto il pubblico però funziona male. Dal nostro progetto emerge che esiste un’esperienza consolidata quella Dsm, Asl Na 1, Ambulatorio sovra-distrettuale di disadattamento lavorativo, a cui si rivolgono numerose lavoratrici e lavoratori.

Questa eccellenza istituzionale nasce su spinta del sindacato della Fisac regionale negli anni 2000, che grazie alla competenza e professionalità di chi ci lavora ed ha diretto questo centro è riuscito a mantenere alto il livello di servizio pubblico.

* Segretarie Cgil Napoli