Non è un caso che abbiamo seguito il seminario sui contratti, fortemente voluto da Guglielmo Epifani e dalla segreteria confederale della Cgil. Si tratta, evidentemente, di coinvolgere nel dibattito l’intero gruppo dirigente, in larga parte rinnovato dopo la stagione congressuale della scorsa primavera.

Il seminario ha offerto interessanti spunti di riflessione, anche se la discussione è appena cominciata e proseguirà nelle prossime settimane anche negli organismi dirigenti delle categorie e delle strutture territoriali. Si tratta di fare un passo in avanti, di definire un rinnovamento delle regole contrattuali che affermi ancora una volta i diritti e le regole ed escluda l’uso sistematico delle deroghe ai diversi livelli della contrattazione.

E’ però possibile ed anche opportuno, come ha detto Susanna Camusso al seminario,  puntare ad una proposta che vada oltre il conflitto, che consenta di ripensare le forme e gli ambiti ed il numero stesso dei contratti e ridisegnare il rapporto tra contratti collettivi nazionali e quelli di secondo livello, ed allo stesso tempo dare ossigeno alla contrattazione sociale in tutte le aree territoriali e realizzare allo stresso tempo regole certe per la consultazione dei lavoratori e la democrazia sindacale.

Un dibattito non semplice, che la Cgil avvia mentre dal governo continuano a giungere segnali di ostilità in un momento davvero disastroso della vita politica e sociale del paese. Un dibattito interno che deve fare i conti con posizioni e realtà differenti ma che è indispensabile, specie se dalla parte più avveduta dell’impresa e dalla Cisl e dalla Uil dovessero giungere, come sembra, segnali di disponibilità quanto meno a riannodare le fila del dialogo. Certo, il rinvio dei rinnovi delle Rsu nel pubblico impiego e nella scuola e le rigidità degli interlocutori nel settore metalmeccanico non  alimentano l’ottimismo. Ma la Cgil non può e non vuole restare ferma. E questo è il chiaro messaggio che arriva dal seminario di Todi.