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La riforma dei contratti non si farà. A bloccare il dialogo, in realtà ancora agli inizi, è il leader di Confindustria Giorgio Squinzi: “Ci siamo resi conto dell’impossibilità di portare avanti qualunque trattativa con il sindacato. Non abbiamo margini di manovra per poter proseguire il colloquio sui contratti nel modo tradizionale”. Una rottura improvvisa, che apre la strada a un intervento del governo sulle regole per la contrattazione, finora sempre frutto di accordi tra le parti sociali. Un intervento che a Squinzi sembra non dispiacere: “In qualche modo potrebbe anche entrare il governo” aggiunge il presidente di Confindustria, tirando la volata al premier Renzi, che non ha mai escluso un’azione diretta dell’esecutivo in materia.
L’attacco portato da Squinzi ai sindacati è molto duro. Cgil e Uil avevano chiesto, prima di avviare la discussione sulla riforma contrattuale, di firmare anzitutto i rinnovi dei contratti collettivi scaduti o in scadenza (in primis alimentaristi, chimici e metalmeccanici). Per questo motivo avevano annullato la propria presenza al primo incontro del 22 settembre scorso (che invece aveva visto la partecipazione della Cisl). “Le posizioni del sindacato sono irrealistiche sul piano monetario e poi anche per il futuro del nostro paese”, ha detto ieri il leader degli industriali: “Se il sindacato fa così, non ci sono più margini. Sono mesi, almeno da luglio, che ci prendono a schiaffoni e rinunciano a tutte le nostre aperture. Ne prendiamo atto”.
Proprio in occasione del mancato incontro di settembre, la Cgil aveva espresso chiaramente la propria posizione. “Prima lo sblocco dei tavoli dei rinnovi contrattuali: serve un segnale chiaro. Solo dopo saremo disponibili a fissare una nuova data di incontro con Confindustria per discutere del nuovo modello contrattuale” avevano detto da corso d’Italia. Ovviamente “si dovrà vedere il merito” avevano aggiunto, “ma intanto sollecitiamo una procedura separata dei rinnovi dalla discussione sulla riforma”.
Tornando appunto ai singoli rinnovi, Squinzi garantisce che non ci saranno conseguenze. “Noi non vogliamo ridurre i salari, non vogliamo bloccare le trattative. Ogni trattativa ha una sua autonomia, inoltre non chiediamo una moratoria in nessun modo”. Nei prossimi giorni Confindustria presenterà una proposta di riscrittura delle relazioni sindacali, contenente anche un “decalogo delle cose che si possono fare e di quelle che non si possono fare in eventuali trattative che le categorie ritengono di portare avanti. Le singole categorie sono comunque libere: per chi ritiene di andare avanti l’autonomia c’è”.
Una prima risposta a Squinzi arriva dal segretario generale della Uil. “Il presidente di Confindustria non la racconta giusta”, dice Carmelo Barbagallo: “Fanno da sponda a un possibile intervento del governo, questo è un film che non vorremmo vedere”. Secondo l’esponente sindacale, “nell’ultimo incontro avevamo concordato che i tavoli di categoria per il rinnovo dei contratti e quello interconfederale per la riforma del modello contrattuale avrebbero dovuto procedere contemporaneamente e autonomamente: se n’è dimenticato?”. Così conclude Barbagallo: “E cosa hanno fatto in Confindustria da febbraio, quando abbiamo presentato la nostra proposta di riforma, sino a luglio? Forse hanno dormito”.