“L'energia costa troppo, dipendiamo da altri paesi per oltre l'80%, stiamo perdendo le filiere energivore, e la crisi si aggrava”: lo ha detto Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, intervenendo oggi alla Conferenza pubblica sull'energia, promossa dalla Cgil. “E la bolletta elettrica – ha proseguito il segretario – continua a gravare sul sistema industriale (nel nostro caso soprattutto nei settori della chimica, vetro e della ceramica). Abbassare il costo dell'energia resta la priorità per il sistema produttivo, per la ripresa economica, e non solo – come ha fatto il Governo con il decreto “tagliabollette”- per le piccole imprese fino a 16kw.

Miceli ha poi affrontato i temi della “messa in discussione” da parte di Eni di importanti segmenti dell'energia, della chimica, della raffinazione – oggetto del coordinamento unitario sindacale del gruppo Eni, convocato domani a Roma – che comporterà pesanti ricadute industriali e occupazionali nel nostro paese.

Con un “paradosso”, quello di Gela: “è mai possibile – ha polemizzato – che Eni dismetta la raffineria proprio in un posto dove è stata aumentata la capacità estrattiva?”. Eni usa Gela per far quadrare il bilancio, ma è nello spreco dei contratti “take or pay” con la Russia che starebbe il vero problema dei suoi conti che, tra l'altro, sono assolutamente a posto”. L'Eni – ha insistito Miceli - non è un'azienda qualsiasi, è un sistema complesso che governa gli equilibri nazionali e qui abbiamo invece il fondato sospetto che sia incoraggiato dal Governo che vede nel “cane a sei zampe” solo il modo di fare cassa con le privatizzazioni, cedendone il 5%, così come avverrebbe anche per Enel”, senza tenere in alcun conto che si tratta dell'energia del paese, un asset fondamentale per l'industria e per l'Italia”.

“Se ciò accadesse - ha concluso il leader sindacale – ci batteremo”.