“Se passa l'idea che per competere bisogna agire sul costo del lavoro, non si va da nessuna parte. L'unica opzione per riuscire a farcela è investire nelle competenze e nel lavoro dignitoso. Questo è il tratto della discussione secondo la Cgil, declinato sia nel Piano del lavoro sia nella Carta dei diritti. Adesso bisogna trasformarlo in realtà con la contrattazione e nelle relazioni con i soggetti decisori di questo paese”. A dirlo è il segretario confederale Vincenzo Colla ai microfoni di RadioArticolo1 (podcast). L'esponente di corso d'Italia ribadisce il giudizio negativo sugli sgravi e sugli incentivi a pioggia (“non si fa così la politica industriale”), e quello di segno opposto su Industria 4.0, il progetto del governo per gli investimenti digitali e l'innovazione. “Qui qualche risultato lo abbiamo, il giudizio è positivo. Però – sottolinea – abbiamo chiesto di fare attenzione al 'doping' degli sgravi, perché io posso mettere innovazione finché voglio, ma servono anche le competenze dal basso: questa è discussione che dovremo fare con il governo”.

"Partiamo dalla necessità di salvare il manifatturiero – aggiunge – perché far morire il sistema dell'acciaio sarebbe un delitto economico e anche sociale, significherebbe dipendere dai tedeschi e dai cinesi”. Tuttavia la risposta dev'essere di sistema e non riguarda solo l'industria in senso stretto. “Un esempio? Penso al salvataggio di una multinazionale del biomedicale nelle zone del terremoto. Hanno deciso di restare là, hanno fatto un grande investimento e raddoppiato gli organici, perché la qualità professionale dei lavoratori e il dialogo quotidiano con i tecnici della sanità è stata un punto trainante per fare innovazione, anche per il settore pubblico”. Quanto agli sgravi, “è vero che sono arrivati 20 miliardi di investimenti pubblici, ma sono risorse usate in modo sbagliato. Non è neanche una questione di liberismo perché non si premia in nessun modo il merito. Secondo noi, gli investimenti dovrebbero essere mirati, per esempio sulle grandi dorsali dell'energia competitiva, o sulla mobilità sostenibile per i porti. I lavoratori di Gioia Tauro che scioperano porto hanno ragione da vendere”.

 

La chiave di volta può essere proprio la strategia energetica e climatica, in altre parole il tema dello sviluppo sostenibile: “Siamo a un passaggio fondamentale per il nostro paese – osserva Colla –. Uno dei fattori noti di competizione di tutto il sistema è come usare l'energia, vale anche per Industria 4.0 in quanto le tecnologie digitali sono fortemente energivore. C'è, in generale, il bisogno di ristrutturare la cultura energetica del nostro paese”. Non tramite le grandi distese di pannelli fotovoltaici (“sarebbe un passo indietro che rischia di far perdere terreno all'agricoltura”), bensì con idee come quelle del progetto 'Casa Italia', quindi con la messa in sicurezza energetica degli edifici attraverso un investimento pubblico: “Vuol dire intervenire su circa tredici milioni di abitazioni, non si capisce perché non si vada avanti in questa direzione che può portare molto lavoro”.

Tornando a Industria 4.0, “da una parte abbiamo un pezzo di sistema produttivo che rischia di scomparire perché non è stato dietro alla tecnologia, dall'altro, abbiamo circa un terzo delle imprese che, proprio grazie agli investimenti riescono a stare nel mondo, perché di mercato ce n'è più di prima, e là siamo in grado di fare contrattazione. Ma abbiamo un problema: se nelle precedenti rivoluzioni industriali l'innovazione affiancava l'uomo, oggi lo sostituisce nelle sue fatiche e nell'intelligenza. Ho visitato magazzini in cui puoi anche spegnere la luce, dove i robot sanno fare persino programmazione. Per governare il nuovo paradigma – conclude Colla – abbiamo bisogno della politica e di un sistema di istruzione e formazione. Serve una vision che decida di ricalibrare la formazione e l'istruzione come settore strategico. Se invece si fanno gli sgravi lineari non cambia nulla, non vederlo adesso è un errore che si pagherà in futuro”. (mm)

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