“L'interlocutore è cambiato, per fortuna, ma noi siamo ancora qui. E la strada da fare è ancora lunga”. L’ha detto Cristina Comencini, intervistata da L’Unità a un anno dalla grande manifestazione delle donne di “Se non ora quando” il 13 febbraio 2011 a Roma, per fare il punto sull’anno passato e sullo stato del movimento.

“La caduta di Berlusconi non ha posto fine allo scopo vero per cui è nato Se non ora quando, c'è ancora molto lavoro da fare per incidere sulla politica e sulla cultura del nostro paese. Andare avanti, rimboccarci le maniche è il modo migliore per festeggiare il ‘nostro’ compleanno. Noi ora dobbiamo lavorare dentro i fatti e i problemi con maturità. Il ribellismo non ci porta da nessuna parte. Un pezzo importante del lavoro in questo momento è interagire con le forze politiche, con il governo e con le istituzioni rispetto ai punti che abbiamo messo a fuoco a partire dal 13 febbraio: lavoro e welfare per le donne, la rappresentazione che si dà del loro corpo - che è anche la chiave della violenza di cui le donne sono vittime -, infine, la rappresentanza politica, perché prima o poi ci saranno le elezioni e se nemmeno stavolta i partiti faranno spazio alle donne le cose non muteranno mai ...".