Il congresso della Cgil Marche assume la relazione della segretaria generale uscente, Daniela Barbaresi, i contributi del dibattito e l'intervento concluso della segretaria confederale, Gianna Fracassi. Inizia così il documento politico del XII congresso regionale, approvato al termine dell'appuntamento. Uno "straordinario percorso democratico", si legge, e un momento importante di confronto con lavoratori, pensionati e disoccupati del territorio. "Un'occasione per raggiungere il massimo coinvolgimento dei nostri rappresentati", scrive il sindacato, e con loro "aprire un confronto sulle azioni concrete da realizzare per dare un futuro al Paese". Di seguito il testo integrale.

Documento politico XII Congresso Regionale Cgil Marche

Il Congresso della Cgil Marche, assume la relazione della Segretaria uscente Daniela Barbaresi, i contributi emersi dal dibattito e dall’intervento conclusivo della Segretaria nazionale Gianna Fracassi. La fase congressuale che ha portato a oggi, ha rappresentato uno straordinario percorso democratico e di confronto con i lavoratori, pensionati e disoccupati della nostra regione. Le oltre 1800 assemblee svolte nei luoghi di lavoro e nei territori hanno rappresentato per tutta la CGIL delle Marche un’occasione preziosa per raggiungere il massimo del coinvolgimento di tutti i nostri rappresentati e con loro aprire un confronto sui contenuti dei documenti nazionali e sulle azioni concrete da realizzare per dare un futuro al paese e per rimettere al centro dell’azione politica i temi del lavoro e dei diritti. Sono stati oltre 33.000 i lavoratori e i pensionati che si sono espressi sui documenti attraverso il voto e il documento “il lavoro è” ha raccolto il 97,2% dei consensi.

Tutto ciò ha rappresentato un grande esercizio di democrazia, per nulla scontato, che ci ha restituito un quadro di grande smarrimento e preoccupazione, sui temi del lavoro, del reddito e della previdenza, per il perdurare degli effetti della crisi economica e per la precarizzazione del mondo del lavoro, facendo emergere una forte richiesta di certezze per il futuro. Tutto ciò rappresenta per la CGIL un’ulteriore spinta a rafforzare ed adeguare il proprio ruolo di rappresentanza collettiva e confederale che nell’ottica dell’inclusione sia capace di riunificare tutto il mondo del lavoro, sempre più diviso, precario ed insicuro e dare speranza e fiducia di cambiamento. I vincoli economici Europei e le politiche portate avanti dai governi in Italia ed in Europa hanno aggravato la crisi economica iniziata ormai da dieci anni e favorito le logiche di mercato a scapito dei diritti e bisogni delle persone, contribuendo a determinare le condizioni di una crescente diseguaglianza economica e sociale. In Italia in particolare non sono stati colmati i ritardi in termini di crescita, innovazione e formazione e qualità dello sviluppo, al contrario, le distanze con i principali Paesi europei sono aumentate.

Si è reso sempre più evidente come la mancata riconciliazione tra l’Europa economica e l’Europa politica sia una delle cause della mancata crescita, ancora più marcata in Italia. Nel richiamare il giudizio sulla manovra economica del Governo, già espresso nel documento unitario, il Congresso impegna le strutture della CGIL Marche a costruire le iniziative di mobilitazione che si renderanno necessarie a tutti i livelli. Le situazioni di difficoltà economica, sociale e culturale hanno aumentato le diseguaglianze e posto le basi per una caduta dei livelli di solidarietà e coesione; in questo clima difficile si accrescono sentimenti di paura e demonizzazione delle diversità.

Rispetto alle politiche portate avanti dal Governo su questo versante, alimentando strumentalmente sentimenti che rischiano di acuire uno scontro sociale, il nostro compito deve continuare ad essere incentrato nell’affermazione di una cultura dell’accoglienza e dell’inclusione, come affermato dai valori antifascisti sanciti dalla Costituzione, anche attraverso iniziative rivolte a sensibilizzare ed informare correttamente lavoratori, pensionati, studenti e cittadini in generale. Per queste ragioni, respingiamo con forza i contenuti del Decreto Sicurezza sul tema dell’immigrazione, che esprimono come obiettivo chiaro la cancellazione della parte migliore del sistema dell’accoglienza, rappresentata dall’esperienza degli Sprar ed il restringimento delle possibilità di accedere alle tutele previste sul diritto d’asilo. Vanno difesi e valorizzati i modelli di accoglienza e d’integrazione virtuosa, dagli attacchi propagandistici messi in atto dal Ministro degli Interni, che alimentano pregiudizi e discriminazioni e non risolvono i problemi reali del Paese. Vogliamo continuare con forza a ribadire la laicità dello stato e la lotta a tutte le discriminazioni. Per questo respingiamo con forza il disegno reazionario del governo ed i contenuti del DDL Pillon e l’attacco alla L.194.

Abbiamo promosso la sicurezza di genere nei luoghi di lavoro attraverso accordi territoriali con le organizzazioni datoriali, avviato una sfida, che deve continuare, per ampliare la nostra contrattazione ai temi legati alle discriminazioni di genere e alla lotta e prevenzione delle violenze nei luoghi di lavoro, come contributo all'attuazione della piattaforma di genere della CGIL nazionale. Anche nella nostra regione sono mutate in questi anni le condizioni sociali ed economiche di migliaia di persone, si stimano, infatti, oltre 360.000 gli individui a rischio di povertà o esclusione sociale. La crisi, inoltre, ha messo in evidenza l’inadeguatezza del modello d’impresa e l’inadeguatezza delle organizzazioni datoriali ed in primis di Confindustria a far fronte alle sfide della qualità e dell’innovazione che i grandi cambiamenti impongono. E’ su questo che la nostra regione sta incrementando i ritardi nello sviluppo e si stanno manifestando condizioni di gran lunga peggiori rispetto ad altre realtà territoriali. A testimoniarlo sono anche i dati del mercato del lavoro, che evidenziano un recupero solo parziale dei posti di lavoro persi in questi anni a fronte dell’incremento dei contratti precari, del tempo determinato, del lavoro in somministrazione e del part-time involontario.

E’ diminuita la durata dei contratti in termini orari e al tempo stesso, in situazioni di ripresa produttiva, questa è avvenuta attraverso una politica delle imprese improntata all’aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro. Tutto ciò ha contribuito a determinare una condizione dei salari dei lavoratori dipendenti che si registrano tra i più bassi delle regioni del centro-nord, determinati anche da una forte presenza delle piccole imprese con minore propensione all’innovazione e all’utilizzo di professionalità più elevate: la questione salariale è una priorità. Anche nei casi di aziende che non hanno risentito degli effetti della crisi, manca un’adeguata redistribuzione della redditività in investimenti e in salari, attraverso la contrattazione decentrata.

I distretti produttivi nel corso della crisi hanno subito profonde trasformazioni e considerata la loro stretta connessione con lo sviluppo locale, hanno condizionato uno squilibrio territoriale già fortemente determinato dai ritardi delle aree interne rispetto alle altre aree. Gli effetti prodotti sono rilevabili dallo spopolamento delle aree interne, a cui si aggiunge negli ultimi anni un calo demografico generalizzato, dovuto alla diminuzione delle nascite, non più compensato dall’immigrazione sia interna che da altri Paesi europei ed extraeuropei. Rispetto ai temi strutturali del modello di sviluppo, vanno riconfermati gli obiettivi contenuti nei Piani del lavoro nazionale e regionale, discussi e varati nel 2013; tali obiettivi riferiti ai due principali filoni del rilancio e qualificazione del manifatturiero made in Italy e della tutela, valorizzazione e messa in sicurezza del territorio, dovranno essere declinati e aggiornati al Piano industria 4.0, alla ricostruzione, alle politiche di sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 2016 e alla strategia delle aree interne.

Nei territori colpiti dal sisma, anche grazie al lavoro e l’impegno della CGIL, è venuto alla luce il diffondersi di fenomeni di sfruttamento del lavoro, caporalato e illegalità. Il Congresso impegna tutta l’organizzazione a continuare l’azione e mettere al centro delle iniziative di mobilitazione, la promozione della legalità, a partire dalla prevenzione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, su cui abbiamo già effettuato uno sciopero generale e al contrasto alle irregolarità nei rapporti di lavoro. Il dilagare degli appalti e dei subappalti nei settori pubblici e privati, ci pone nella necessità di dare continuità alla stipulazione dei Protocolli di intesa, che garantiscano legalità, trasparenza e contrasto all’infiltrazione mafiosa anche attraverso il rafforzamento delle clausole sociali, le forme di competizione giocate tutte a scapito delle condizioni dei diritti dei lavoratori, di conquistare momenti di confronto nella fase esecutiva degli appalti stessi con i committenti, ma anche di continuare nella battaglia per il rafforzamento degli organi ispettivi nel territorio, costretti ad operare in condizioni di scarsità di risorse umane e finanziarie.

La contrattazione deve con forza essere al centro del nostro lavoro quotidiano, per riaffermare uno strumento di rappresentanza collettiva di interessi rispetto a nuove forme di corporativismo e tentativi di superare il ruolo di mediazione svolto dalle organizzazioni sindacali. Questo vale sia per la contrattazione nei confronti delle imprese che per quella sociale e territoriale. In questo contesto va rilanciato l’obiettivo dell’estensione e della qualificazione della contrattazione, aziendale e territoriale, attraverso piattaforme rivendicative che si ponga l’obiettivo di innalzare le condizioni sia in termini di diritti che in materia di salario, professionalità, innovazione e organizzazione del lavoro, governando a tal fine anche le novità introdotte in materia di welfare aziendale e limitandolo a prestazioni aggiuntive e non sostitutive del welfare pubblico.

Va estesa con impegno la contrattazione sociale nei confronti degli enti locali, collaborando con l’ANCI per trovare un meccanismo di finanziamento ai Comuni necessario per continuare a dare risposte alle piattaforme portate avanti in questi anni dalle Camere del lavoro territoriali e dallo SPI, per difendere ed estendere i diritti di cittadinanza e favorire la coesione e l’inclusione sociale. I servizi pubblici locali per la gestione del trasporto pubblico locale, dei rifiuti, del servizio idrico integrato e della distribuzione di energia, rappresentano settori fondamentali per la difesa delle condizioni di vita dei cittadini e creano benefici nella qualità urbana e nella sostenibilità ambientale, per queste ragioni devono essere tra i temi centrali nella contrattazione territoriale. Di fronte ai dati degli infortuni sul lavoro, gravi e mortali, nonché delle malattie professionali in aumento costante nel nostro territorio, è indispensabile rafforzare un impegno per diffondere e contrattare la prevenzione in ogni luogo di lavoro, tanto più oggi che il modello di sviluppo fa emergere nuovi e conferma vecchi rischi correlati alle condizioni di lavoro e alle flessibilità e diverse precarietà occupazionali.

Questo deve avvenire anche attraverso una costante azione di valorizzazione degli Rls/Rlst, sia sul versante formativo che attraverso il coinvolgimento nella contrattazione aziendale. La Regione Marche deve impegnarsi alla convocazione degli “Stati generali della prevenzione”, coinvolgendo di tutti gli attori istituzionali e sociali per il perseguimento di obiettivi comuni e programmati e deve investire le risorse necessarie da destinare all’attività di prevenzione nei luoghi di lavoro. Va recuperato il limite infrastrutturale della regione, costituito prevalentemente da problemi di connessione con gli altri nodi strategici viari e della logistica del centro Italia, del Tirreno e le principali direttrici europee dello sviluppo ma anche della viabilità secondaria che collega le aree interne al resto della regione.

Occorre poi completare tutte quelle opere funzionali a questo progetto. La funzione strategica del porto di Ancona e del suo collegamento con la rete autostradale è strategica come pure quella dell’aeroporto, che sta vivendo una fase decisiva per il salvataggio da una profonda crisi della propria gestione, per il quale è decisivo il ruolo della Regione. L’adeguamento infrastrutturale può inoltre favorire un sistema di mobilità sostenibile che veda la centralità del trasporto pubblico locale su gomma e ferroviario, in particolare a vantaggio dei lavoratori e studenti pendolari. Nell’ambito delle infrastrutture va inoltre considerato il ruolo fondamentale per la competitività del sistema produttivo e per lo sviluppo territoriale, dell’estensione della banda larga e ultra larga e 5G su tutto il territorio regionale, in particolare nelle aree interne, recuperando ritardi non più sostenibili per il futuro della regione stessa, rivendicando un diverso impegno delle grandi imprese dei servizi a rete nei settori dei trasporti, energia e telecomunicazioni. Il processo di aggregazione e ristrutturazione degli istituti bancari assieme alla scomparsa di Banca delle Marche, hanno determinato una sostanziale riduzione degli addetti e delle banche nel territorio e una crescente difficoltà di accesso al credito, che ha interessato in particolare le piccole imprese.

Per tale ragione il processo di unificazione che ha dato vita al Confidi delle Marche, è un risultato positivo che consentirà di rafforzare il sistema pubblico di garanzia bancaria, a beneficio delle piccole e medie imprese. In vista della prossima programmazione dei fondi comunitari 2021/2027, va ribadita la necessità di una loro finalizzazione verso investimenti aggiuntivi e straordinari che promuovano e sostengano le politiche di sviluppo e dell’occupazione evitando, al contrario, un loro utilizzo condizionato dalla riduzione di risorse pubbliche ordinarie. Alla capacità di spesa va quindi abbinato l’obiettivo dell’efficacia dei risultati, che va perseguita attraverso una programmazione che recuperi una visione integrata e di sistema. A tale scopo, anche a seguito del sisma che nel 2016 ha pesantemente colpito la nostra regione, abbiamo rivendicato nei confronti della Giunta regionale la definizione di un Patto per lo Sviluppo che, a partire dalla ricostruzione delle aree terremotate, sia in grado di determinare le condizioni per un nuovo modello fondato su obiettivi di innovazione e sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Il confronto con la Regione in questi anni ha incontrato innumerevoli problemi, dopo l’accordo del 2015 sulle relazioni sindacali, abbiamo registrato unitariamente una mancanza di volontà politica di confronto sui principali temi e una mancata volontà di ricerca di una sintesi comune tra tutti gli attori sociali del nostro territorio regionale. Anche per quanto riguarda la sanità, il confronto è stato del tutto inadeguato e ad oltre un anno dall’avvio della vertenza unitaria regionale, la Regione non ha ancora dato le risposte alle troppe questioni ancora aperte in tema di salute. E’ necessario e urgente affrontare i punti critici del sistema sanitario marchigiano con scelte chiare e coerenti in un contesto di coinvolgimento e partecipazione, a partire dal nuovo Piano Socio Sanitario regionale. E’ fondamentale recuperare un quadro di uniformità dei modelli di gestione e dell’offerta dei servizi su tutto il territorio regionale. Occorre intervenire nella strutturazione dei servizi territoriali e di integrazione socio-sanitaria rispetto ai bisogni dei cittadini, specie quelli più fragili, oltre a riequilibrare sul territorio regionale l’offerta di servizi.

L’offerta di assistenza domiciliare è tuttora inadeguata, così come il numero di persone anziane ammesse nelle strutture residenziali. Inoltre, la trasformazione dei piccoli ospedali in strutture territoriali va assolutamente compensata con ulteriori importanti investimenti sulla rete dell’emergenza sanitaria. La riorganizzazione del sistema di cure primarie e intermedie va sostanziata dalla strutturazione effettiva degli Ospedali di Comunità e accompagnata da un concreto sviluppo delle Case della Salute. In una efficiente organizzazione delle cure primarie, intermedie e dei servizi territoriali sono determinanti le figure dei medici di medicina generale. Vanno adottate azioni efficaci per la riduzione dei tempi di attesa che costituiscono la principale causa del ricorso al privato a partire dal rafforzamento degli organici. E’ assolutamente necessario ripensare al ruolo della sanità privata e delle strutture accreditate, che coprono una parte sempre più cospicua dei posti letto e che operano in un contesto di committenza pubblica troppo timida. Va fermata la progressiva privatizzazione del sistema sanitario regionale mantenendo un ruolo del privato integrativo e non sostitutivo del sistema pubblico a partire dalle scelte fatte con le sperimentazioni gestionali avviate anche recentemente, peraltro in mancanza della legge regionale.

Chiediamo poi trasparenza e chiarezza sulla realizzazione dei nuovi ospedali. Il Congresso ritiene indispensabile rilanciare le iniziative per ottenere una legge nazionale sulla “non autosufficienza” con le risorse necessarie a fornire servizi adeguati e la prese in carico delle persone più fragili e bisognose. Anche sul tema dei servizi per il lavoro, è necessario avviare un confronto sul modello di riorganizzazione dei Centri per L’impiego che confermi e rafforzi il ruolo pubblico e valorizzi le competenze esistenti, nell’ottica di dare una risposta in termini di servizi sempre più qualificata alla platea di disoccupati, inoccupati e neet che negli anni della crisi è raddoppiata. Nel percorso avviato dalla Giunta regionale sull’autonomia differenziata su alcune materie delicate quali le politiche del lavoro, la Sanità e l’Istruzione, previsto dall’art. 116 della Costituzione dopo la riforma del Titolo V del 2001, abbiamo dovuto registrare la totale mancanza di confronto e partecipazione, con le Istituzioni interessate e le Parti sociali, assolutamente necessaria a favorire una condivisione e una maggiore consapevolezza degli obiettivi.

Restiamo convinti che non sia possibile discutere di riconoscimento di maggiore autonomia in assenza di una legislazione nazionale che garantisca l’uniformità dei diritti civili e sociali. Riteniamo, infatti, prioritaria la definizione di tutti i Livelli Essenziali delle Prestazioni e delle leggi di principio per le materie di legislazione concorrente nelle cui maglie può e deve essere attuata l’autonomia regionale in un’ottica di sviluppo e promozione delle specificità territoriali.

Il Congresso della CGIL Marche ritiene inoltre fondamentale che la Regione Marche si impegni ad istituire tavoli di confronto e monitoraggio in tutti i territori dichiarati in stato di crisi. Nelle politiche regionali deve essere centrale l’investimento nel diritto allo studio, ricerca ed istruzione con forte sostegno ai percorsi di istruzione, formazione professionale e alta formazione. Il rafforzamento della qualità del sistema universitario Marchigiano, attraverso l’attivazione di un processo di valorizzazione degli atenei e il raccordo di essi con i centri di ricerca operanti nella regione, deve contribuire alla realizzazione di un progetto di qualificazione e sviluppo del modello economico e produttivo. A tale progetto è opportuno orientare l’utilizzo di tutti gli strumenti per la Formazione continua, gli unici in grado di costituire nuove opportunità di lavoro nei processi di ristrutturazione e riorganizzazione delle aziende. Il confronto con la Giunta su questi fondamentali temi, come su altri importanti e strategici argomenti è stato spesso inconcludente e non ha riconosciuto e assunto nelle decisioni, le proposte venute dalle organizzazioni sindacali.

Il Congresso rivendica un deciso cambio di passo in questa fase finale della legislatura, in mancanza del quale, saremo costretti a ricorrere a più forti iniziative di mobilitazione. I profondi cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro, pongono la CGIL delle Marche di fronte alla necessità di discutere e avviare prima e dopo la fase congressuale, un riposizionamento dell’organizzazione che tenga conto dei bisogni dei nostri rappresentati, dei nuovi lavori, anche autonomi e del necessario adeguamento sia nella tutela collettiva che di quella individuale. Le finalità che vorremmo raggiungere nel Paese con la Carta dei diritti universali del lavoro, devono essere pervicacemente ricercate anche nel modello organizzativo e politico interno alla CGIL.

Al fine di rafforzare il rapporto con il mondo del lavoro, dei disoccupati e dei pensionati, e per combattere la crescente sfiducia colmando la distanza tra rappresentanti e rappresentati, si considera necessaria e fondamentale l’iniziativa nei luoghi di lavoro e nel territorio e il lavoro costante finalizzato ad estendere la rete della rappresentanza a partire dalle RSU, RLS, RLST, Leghe dei pensionati e Comitati degli iscritti. Resta fondamentale in questa ottica il ruolo delle compagne e dei compagni dei servizi di tutela individuale, che in questi anni con la loro competenza, professionalità e umanità hanno contribuito a rinsaldare il rapporto con i tanti iscritti e con i cittadini. A partire da queste esperienze è opportuno che la CGIL delle Marche individui modelli organizzativi che rendano sempre più organico il sistema della tutela individuale all’attività politico sindacale di rappresentanza e contrattazione.

La formazione sindacale dei gruppi dirigenti, a tutti i livelli, deve essere sempre di più rafforzata e qualificata, per fornire tutti gli strumenti utili all’accrescimento delle competenze, delle esperienze di socialità e al rafforzamento dello spirito di appartenenza all’organizzazione e ai suoi principi fondanti. Per la CGIL il tema della trasparenza e della partecipazione sono principi cardine e costitutivi irrinunciabili ed unico antidoto ai tentativi di delegittimazione e denigrazione del nostro ruolo.

La CGIL, pur tra difficoltà e limiti crescenti, è in grado di esprimere, come dimostrano le iniziative intraprese, il proprio ruolo di rappresentanza collettiva e di tutela individuale del mondo del lavoro, dei disoccupati e dei pensionati, nell’interesse generale del Paese.

Il Congresso della CGIL Marche valuta positivamente l’ordine del giorno approvato dal comitato direttivo nazionale della CGIL dell’11 novembre 2018, che costituisce un importante avanzamento affinché il legittimo percorso che ha portato alla proposta avanzata per la candidatura a segretario generale, possa svolgersi nel pieno rispetto del pluralismo e nella comune volontà di rafforzare l’unità della CGIL.

Ancona, 22 novembre 2018