“Il piccolo segreto che sta dietro questo rinnovo è il solido rapporto unitario tra Filctem, Femca e Uiltec”. È il riconoscimento dell’unità d’intenti tra sindacati il primo “elogio” che Emilio Miceli, segretario generale dei chimici Cgil, fa del rinnovo del contratto del settore, la cui ipotesi di accordo (che verrà ora sottoposta al giudizio dei lavoratori) è stata siglata nella notte tra mercoledì 14 e giovedì 15 ottobre. “La nostra storia contrattuale – aggiunge Miceli, parlando ai microfoni di RadioArticolo1 – ha sempre marciato con regolarità, quasi da Stato d’oltralpe. Abbiamo sempre tenuto un filo di contatto tra noi, mantenuta intatta la capacità di non fermarci al dissenso e alle diversità, di superare assieme ogni difficoltà. Ed ecco i risultati: i 170 mila lavoratori del settore sanno di poter contare ancora sul contratto collettivo nazionale, sulla regolarità della sua scadenza, sulla difesa del potere d’acquisto del loro salario che questo contratto assicura”.

“Ben fatto”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato di prima mattina l’accordo: “Una scommessa vinta, un accordo importante, che si misura anzitutto con la difesa del potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori”. L’ipotesi di rinnovo contrattuale “è l’esemplificazione migliore della capacità del sindacato di dare risposte positive ai problemi di tutela salariale, di professionalità del lavoro e di competitività delle imprese” ha aggiunto Camusso: “Un’ulteriore dimostrazione dell’inutilità di tanta propaganda sulla contrattazione, e anche la conferma che si può trovare un’efficace sintesi tra primo e secondo livello di contrattazione”.

Una “sintesi”, come appunto dice il segretario generale Cgil, che il nuovo Ccnl della chimica-farmaceutica sembra aver trovato. “Provo un certo fastidio – riprende Miceli a RadioArticolo1 – a seguire una discussione sui modelli contrattuali totalmente astratta. Vedo tifosi del primo livello e tifosi del secondo: credo che la prospettiva in cui muoverci sia, invece, quella di una continua flessibilità nel rapporto tra i due”. Un approccio pragmatico, aggiunge il segretario generale della Filctem Cgil, dovuto alla consapevolezza che viviamo un’epoca in cui “cambiano in fretta le esigenze delle imprese e dei lavoratori, in cui si alternano nei singoli settori periodi di ricchezza e di povertà, in cui i cicli economici si sovrappongono. Non credo sia opportuno sposare cause, ma guardare a queste cose con la giusta flessibilità, direi anche il giusto distacco, dando spazio a un ragionamento generale che indirizzi la contrattazione verso approdi più solidi”.

La novità forse più rilevante di questo rinnovo, che sarà introdotta dal 2017, è la verifica annuale dei minimi salariali in rapporto agli scostamenti dell’inflazione. “Ci siamo a lungo interrogati su limiti e pregi del modello contrattuale che avevamo alle spalle” spiega il segretario Filctem: “Abbiamo avvertito l’esigenza di tenere sotto controllo l’andamento dell’inflazione nel nostro paese: di qui la proposta di una verifica annuale, proprio per poter intervenire sugli eventuali aggiustamenti in tempi rapidi”. Qualcuno ha parlato della riedizione di una sorta di “scala mobile”, cancellata nel lontano 1984: “È un’interpretazione che ci può stare, anche se non è la nostra. Il nostro obiettivo – conclude Miceli – era controllare la dinamica salariale e le oscillazioni dell’inflazione, non guardando ai tre anni ma avendo un occhio più ravvicinato. Uno strumento utile sia ai lavoratori sia alle imprese, oltre che un modo efficace di affrontare al meglio il tema del potere acquisto dei salari”.

Da parte sua, Susanna Camusso coglie in questo rinnovo l’occasione per riannodare i fili delle relazioni industriali. “Se davvero si vuole innovare, valorizzare le capacità professionali dei lavoratori, dare competitività alle imprese e al paese, ricostruire un clima di dialogo positivo, dare all’Italia un sistema industriale competitivo e collaborativo, è indispensabile aprire una discussione vera e senza preconcetti sulle relazioni industriali” afferma il segretario generale. Sindacati e Confindustria, allora, sono attesi da una sfida “alta”: quella di tracciare un modello, conclude Camusso, che “sappia valorizzare adeguatamente il lavoro e la professionalità dei lavoratori, dare trasparenza ai risultati e alle strategie industriali, costruire partecipazione sull’organizzazione del lavoro e sulle scelte strategiche delle imprese, definire un welfare solidale e universale”.

Per ultimo, va segnalata una precisazione di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, in risposta a una nota di Federchimica, diffusa alla stampa, nel quale si afferma che l’aumento sarebbe soltanto di 75 euro. “Una cifra fantasiosa, che non corrisponde alla verità” ribattono i segretari generali Emilio Miceli, Angelo Colombini e Paolo Pirani. “L’aumento sottoscritto dalle parti – correggono i sindacalisti –, come è scritto nell’intesa, è di 90 euro sui minimi contrattuali per il triennio 2016-2018. Come si potrà continuare a leggere il sindacato rinuncerà, a partire dal 2017, della tranche prevista dal vecchio contratto. È solo un problema di pallottoliere”.