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“Accogliamo con viva soddisfazione l'odierna sentenza n. 77/2018 con cui la Corte costituzionale ha ampliato le ipotesi in cui il giudice può compensare le spese a carico del lavoratore in caso di soccombenza in giudizio”. È quanto fa sapere la Cgil nazionale in una nota.
La pronuncia della Corte, "il cui esito è frutto anche del nostro contributo tecnico-giuridico, dichiara illegittima una norma del 2014 che ha provocato gravi danni ai lavoratori in termini di condanna alle spese. D'ora in avanti - prosegue la nota - i giudici potranno quindi valutare con maggiore libertà le ipotesi in cui i lavoratori non dovranno essere condannati alle spese di giudizio. Una pronuncia importante - spiega la Cgil - che consentirà ai lavoratori di scegliere con maggiore tranquillità la strada del contenzioso giudiziario, crollato in questi ultimi mesi non tanto perché si è efficientato il sistema, ma perché si sono disincentivati i lavoratori nella rivendicazione dei loro diritti”.
In attesa dell'esito della questione di costituzionalità sul contratto a tutele crescenti inserito dal Jobs act, dunque, "registriamo questo primo e importante passo per ristabilire - conclude la nota - un principio di vera effettività dei diritti che aprirà nuove ed importanti prospettive nella tutela vertenziale e legale dei lavoratori”.