"Ha ragione il presidente della regione quando parla di un’epoca complessa e di un 2015 che rischia di diventare drammatico. Ha ragione anche a parlare di senso di responsabilità e necessaria  condivisione. E ha ragione pure quando parla in termini positivi dell’accordo raggiunto con il ministero dello Sviluppo economico, accordo di cui il sindacato è stato protagonista. Purché alla fine si tengano in altissima considerazione due elementi imprescindibili". Così la Cgil Basilicata, in una nota.

"Il primo elemento: il disagio che vivono migliaia di persone, e sempre di più ogni settimana che passa, non è argomento che può lambire le contrattazioni politiche e le solite strategie interne ai partiti per la divisione di postazioni e incarichi. Non si deve e non si può (in una fase come questa che il presidente indubbiamente conosce) correre il rischio d'innescare il minimo dubbio in merito!", prosegue il sindacato.

"Il secondo elemento che non deve essere dimenticato è: l’accordo che la regione ha sottoscritto con il Mise sulla rimodulazione del 'fondo idrocarburi' deve avere  un obiettivo preciso. Obiettivo ben delineato nella concertazione, siglata a dicembre 2014 tra Cgil, Cisl e Uil e la giunta della Basilicata, dove veniva annunciata la volontà di sostenere quella parte dei lucani più in difficoltà, attraverso l’utilizzo dei fondi rinvenienti dal decreto legge n. 133-2014 per finanziare il 'reddito minimo d'inserimento'. Reddito minimo di inserimento che non può diventare un corollario. Si tratta di una straordinaria misura che nasce per dare un sostegno al reddito a coloro che hanno perso il diritto alla mobilità in deroga, e più in generale agli espulsi dal mondo del lavoro privi di ammortizzatori sociali e ai senza reddito. Una misura che oggi deve tradursi, nella fase attuativa, nel rispetto dell'accordo del 2 dicembre. Perché la lotta al disagio sociale non è un capitolo tra i tanti, ma l’obiettivo primario da perseguire e vincere!", continua il comunicato della Cgil Basilicata.

"Bene quindi, l’accordo con il ministero dello Sviluppo economico, che libera definitivamente a favore della Basilicata risorse economiche nella misura di 130 milioni, a valere sulle produzioni legate alle attività estrattive del 2013 e 2014. Ma dev'essere chiaro che i sindacati non consentiranno di commettere  gli errori del passato. Eventuali 'amnesie' del governo regionale saranno contrastate in tutte le sedi, fino al ricorso anche alla mobilitazione. Sarebbe, infatti, un peccato non veniale eccedere in una polverizzazione delle risorse per andare a finanziare tutto e il suo contrario, com'è stato fatto finora. Il contesto è chiaro: dei 130 milioni (somma di due annualità) del fondo idrocarburi, il 20% è vincolato per finanziare la social card. Quindi, restano a disposizione poco più di 100 milioni, di cui 40 devono servire per il reddito minimo di inserimento. Il problema, però, non è legato all'oggi, ma al domani. Cosa accadrà tra 12 mesi, quando le risorse saranno dimezzate e la regione non potrà disporre di 130 milioni annui, ma solo della metà? Le attività estrattive del 2015 produrranno un gettito preventivabile in una cifra tra i 65 e i 70 milioni. Considerato che il 20% rimarrà vincolato per la social card (dai 13 ai 14 milioni), risulta evidente che la continuità del reddito minimo d'inserimento si garantirà solo con l’utilizzo del restante 80% quasi totalmente su questo", aggiunge il sindacato.

"Nella relazione resa nella seduta consiliare dello scorso 7 marzo, il presidente della giunta regionale, Marcello Pittella, purtroppo, ha sorvolato il tema principale: come rendere strutturale e definitivo l’utilizzo del fondo idrocarburi per tamponare il disagio sociale e le migliaia di famiglie che vivono ben al di sotto del livello di povertà. Sia chiaro: non contestiamo le  misure per il risparmio energetico o per il sostegno alle imprese, ma ci sono altri canali con cui finanziare tali misure, a partire dalla nuova programmazione dei fondi europei. Il punto qualificante dell’accordo tra Cgil, Cisl e Uil con la regione era, e resta, il reddito minimo d'inserimento, e non si può pensare di riaprire la trattativa ogni anno con le parti sociali. Ai beneficiari del reddito va assicurata una continuità non legata alle contingenze", evidenzia ancora il comunicato sindacale.

"Perché quando Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto l’accordo con il presidente della regione l’obiettivo era di rimodulare i fondi per depotenziare uno strumento, la card carburanti, iniqua e ingiusta, che premiava tutti senza distinzione tra ricchi e poveri. Per noi, il reddito minimo d'inserimento rimane il punto di svolta e dev'essere un dato acquisito per tutti gli anni a venire, che non si preannunciano (al netto dei proclami del Governo Renzi) facili.  Per questo, chiediamo a Pittella il rispetto dell'accordo con i sindacati, dandone immediata attuazione. Basta con le incertezze", conclude la nota della Cgil regionale.