PHOTO
La cessione di Hera, la seconda multiutility del paese, è un errore, la dimostrazione che nel paese “non esiste una discussione sul tema dei servizi pubblici all’altezza dell’importanza del tema in gioco”. Così questa mattina Vincenzo Colla, segretario generale della Cgil Emilia Romagna, nel corso del suo intervento su RadioArticolo1 (qui il podcast). Hera è nata nel 2002, con l’aggregazione delle municipalizzate di molti Comuni del territorio, e ha dato vita a una vera e propria industria dei servizi pubblici: acqua, rifiuti, energia. Alla nascita della società fu posto un vincolo: la quota pubblica non poteva scendere sotto il 51%. Proprio in queste ore, tuttavia, il sindaco di Imola ha annunciato il cambio del patto del sindacato, con la riduzione al 38% della quota pubblica.
Per Colla si tratta di una scelta sbagliata, visti anche gli “eccellenti risultati della società dal punto di vista economico, con il buon dividendo incassato lo scorso anno dal Comune di Bologna”. Non si ha nessuna idea, ha aggiunto il sindacalista “di cosa vuol dire tenere insieme reti e servizi pubblici”. “Abbiamo sempre ragionato in termini industriali – ha detto Colla –. Una multiutility che gestisce la filiera delle reti, gas, luce, rifiuti, acqua ha bisogno, per riuscire a tenere alta la qualità dei servizi, di fare investimenti enormi che devono arrivare in solidarietà dagli altri grandi filoni dove ci sono margini, come l'energia e il gas. Una multiutility ha proprio questa funzione, tanto più che Hera ha sempre fatto importanti investimenti in quella direzione. Il problema è che se arriva un privato, siccome deve fare business, non ha interesse a investire sull'acqua per mettere in sicurezza l’approvvigionamento di un paesino di montagna”.
Quando manca questa attenzione ai servizi e bisogni primari dei cittadini, ha osservato il numero uno della Cgil regionale, “poi non ci si può meravigliare se la gente non va a votare. Faccio un esempio. Poste sta facendo un'operazione che guarda solo alla finanza. È ovvio che se voglio entrare in Borsa, e chiudo i servizi universali nei paesini decentrati, gli investimenti di chi acquista azioni diventano più convenienti, ma può la discussione sui servizi ridursi a questo? Il problema è politico e riguarda il ruolo che i sindaci pensano di avere nel territorio. Questa discussione manca, ma noi non ci fermeremo. Stiamo mettendo in campo diverse iniziative, a partire dalle assemblee nei luoghi di lavoro e nel territorio, e per il 3 abbiamo convocato le nostre Rsu di Hera. In questa sede decideremo anche che tipo di mobilitazione intendiamo mettere in campo: non escludiamo anche un ‘contro consiglio di amministrazione’ con proposte alternative rispetto alle scelte dei sindaci”.
Colla ha espresso anche qualche timore per i lavoratori coinvolti nella vertenza Hera: “Siamo preoccupati, a partire da tutta la filiera della subfornitura degli appalti. Con Iren, l'altra multiutility regionale abbiamo fatto un ottimo accordo sugli appalti. Stiamo persino facendo rientrare della lavorazioni dando garanzie ai dipendenti. Ma è ovvio che se arriva il privato, il mercato non guarda più in faccia a nessuno. Hera ha 8.000 dipendenti, ma ce ne sono altri 10 mila nella filiera della subfornitura e degli appalti. Il rischio, insomma, è di avere altre esternalizzazioni e di fare business sui diritti e sul costo del lavoro”.