In questa settimana si avviano anche in Umbria le assemblee nelle aziende del settore industria alimentare per il rinnovo del Ccnl di settore, a seguito della rottura delle trattative dello scorso 11 gennaio. “Unitariamente a livello di delegazione trattante abbiamo preso atto della assoluta mancanza di risposte da parte di Federalimentari sia sul piano normativo che sul lato economico”, spiegano Michele Greco, Dario Bruschi e Daniele Marcaccioli, segretari di Flai, Fai e Uila dell’Umbria. Inclusività, valorizzazioni dell'autorità salariale del Ccnl, gestione degli appalti e tutele collettive dei lavoratori: questi alcuni punti di contrasto, indicati dai sindacati, che parlano di “ennesimo tentativo di buttare la palla in tribuna da parte datoriale e di prendere tempo per sfiancare il tavolo”.

Di qui la scelta di rompere la trattativa e chiamare a raccolta i 400.000 lavoratori del settore, oltre 6mila in Umbria (tra i quali quelli di Perugina, Colussi, San Gemini, Eskigel, Mignini, Piselli, Giuntini, etc.), per le assemblee, il blocco delle flessibilità e degli straordinari e 12 ore di sciopero di cui 4 entro il 22 gennaio a livello di sito e 8 ore a livello nazionale il 29 gennaio. 

“Un percorso complicato e di sacrificio per le lavoratrici e per i lavoratori umbri – continuano Greco, Bruschi e Marcaccioli – già fortemente toccati nel salario dalle crisi interne, ma assolutamente condiviso dagli stessi, perché solo attraverso il Ccnl si potrà aprire una prospettiva di uscita dalla crisi”.  

Secondo i tre segretari umbri serve “un netto no da parte dei lavoratori all'idea di svuotare il merito della contrattazione collettiva a beneficio di una gestione individuale e padronale dell’andamento salariale e dell’organizzazione nei luoghi di lavoro”. Di qui la “chiamata a difesa della contrattazione collettiva e dell'idea che la vera redistribuzione dei redditi passi anche attraverso un rinnovo contrattuale dignitoso, unica strada per rilanciare i consumi interni e una vera crescita economica del nostro paese”.