Il datore di lavoro non può costringere un dipendente a lavorare in una giornata festiva infrasettimanale. Ed è illegittima la sanzione disciplinare che punisce il suo rifiuto. Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza n. 16592/2015) respingendo il ricorso dell'azienda, la Loro Piana di Romagnano Sesia (Vercelli), che aveva multato nel 2004 una lavoratrice per non essersi presentata al lavoro il giorno dell'Epifania.

Multa giudicata illegittima già dal Tribunale di Vercelli nel 2008 - ricorda in una nota l'Ufficio vertenze della Cgil di Vercelli - che aveva accolto il ricorso dell’addetta alle vendite poiché il datore di lavoro non poteva trasformare – unilateralmente – la festività in giornata lavorativa". "Anche la Corte di Appello di Torino aveva poi dato ragione alla lavoratrice, rimarcando la sistematicità della violazione del divieto al riposo della stessa azienda, ripetuta su più giorni. Infine, lo scorso 7 agosto 2015, la Cassazione ha appunto chiuso definitivamente la questione", riporta l'ufficio . 

"L’importanza di questa sentenza risiede nel principio secondo il quale il lavoro festivo infrasettimanale non può essere imposto dall'azienda senza il consenso del lavoratore e nel riconoscere che il riposo per le festività, così come il riposo domenicale, non hanno una semplice funzione di ristoro bensì di un’importante fruizione di tempo libero qualificato. I tempi di conciliazione tra casa, lavoro e famiglia – che caratterizzano e scandiscono la quotidianità soprattutto delle donne lavoratrici – hanno un valore assoluto che necessariamente deve essere sottratto da quella logica di ‘consumo’ che permea la nostra attuale società", afferma Barbara Grazioli, responsabile dell’Ufficio vertenze Cgil Vercelli Valsesia, nonché ricorrente in giudizio in favore della lavoratrice. 

"La Cassazione ha ribadito che solo per il personale dipendente di istituzioni sanitarie pubbliche o private sussiste l’obbligo della prestazione lavorativa durante le festività per esigenze di servizio e su richiesta datoriale. Non è però il caso della Loro Piana che – oltre ad aver visto rigettare il proprio ricorso – è stata condannata anche a pagare le spese processuali".