Si chiama "Cartellino rosso" la campagna dell’Ilo (l'agenzia Onu per il lavoro) contro il lavoro minorile. L'obiettivo è rafforzare il movimento mondiale per l’eliminazione di questa piaga che coinvolge 168 milioni di minori nel mondo, di cui 85 milioni al lavoro in condizioni particolarmente pericolose o dannose per la salute. Quest'anno la Giornata Mondiale per l'eliminazione del lavoro minorile, 12 giugno, coincide con l'apertura dei campionati mondiali di calcio in Brasile. E con il simbolo del cartellino rosso l’Ilo vuole ribadire che il lavoro minorile è inaccettabile.

LA CAMPAGNA. È stata lanciata per la prima volta in coincidenza con la Coppa delle Nazioni africane nel 2002 per denunciare quanto accadeva nella fabbricazione di palloni da calcio, fenomeno già emerso durante la Coppa Uefa del 1996. Quest'anno, numerose personalità – migliaia, nel mondo – hanno partecipato alla campagna, e la loro foto con il cartellino rosso – come nel caso del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – viene lanciata contemporaneamente sui siti web e i social media.

I NUMERI. “Secondo le stime dell'Ilo – spiega Leopoldo Tartaglia, responsabile delle politiche globali della Cgil nazionale – circa la metà dei minori lavoratori sono semplicemente troppo piccoli per svolgere qualsiasi tipo di lavoro. Circa 85 milioni di minori tra i 5 e i 17 anni lavorano in aziende agricole, nelle miniere o nelle fabbriche, attività che mettono a serio rischio la loro salute e sicurezza, a volte persino la loro vita. La maggior parte lavora in aziende familiari senza alcuna retribuzione. Milioni di bambine e bambini lavorano come domestici, altri sono vittime dello sfruttamento sessuale o coinvolti nel commercio di droga o mendicano per la strada. Circa 5,5 milioni sono vittime delle nuove forme di schiavitù come la tratta di esseri umani e i bambini soldato costretti a combattere nelle forze armate governative o nelle milizie private”.