A distanza di quasi due anni dall’approvazione della legge 199 contro il caporalato, simbolicamente dedicata a Paola Clemente, la bracciante morta di lavoro nelle campagne di Andria nel 2015, si è insediata la prima sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità. Non è un caso che si parta da Foggia, la provincia dei ghetti e dello sfruttamento degli immigrati nei campi di pomodoro. La prossima stagione di raccolta è vicina e le istituzioni, i sindacati, le parti datoriali provano a rendere concrete le misure previste nell’articolato legislativo. “È sicuramente un passo in avanti nell’applicazione della legge – commenta Daniele Iacovelli, segretario generale della Flai Cgil di Capitanata –. Siamo impegnati in ogni ambito, presso gli enti bilaterali e ai tavoli per i contratti provinciali, affinché vi sia un percorso di cambiamento culturale del settore agricolo. La sezione della Rete del lavoro è sicuramente il luogo istituzionale dove tutti i soggetti interessati sono seduti attorno allo stesso tavolo e possono davvero provare a contrastare con misure concrete il fenomeno del caporalato”.

La Rete come istituzione è precedente alla legge 199/2016, ma l’articolo 8 ha modificato profondamente l’organismo, ampliandone le competenze e introducendo nuovi requisiti per le imprese che vogliono iscriversi. Oltre al non aver riportato condanne penali in materia di lavoro né aver ricevuto negli ultimi tre anni sanzioni amministrative per violazioni in materia legislativa e sociale; oltre ad essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e l’applicazione dei contratti, alla Rete ora possono aderire anche – stipulando apposite convenzioni – sportelli per l’immigrazione, istituzioni locali, centri per l’impiego, enti bilaterali, agenzie per il lavoro, così come imprese autorizzate al trasporto di persone, che possono accedere a contributi per il trasporto dei lavoratori agricoli.

Alla sezione territoriale – spiega Iacovelli – costituita presso l’Inps che la presiede, partecipano la Regione, la Provincia, i centri per l’impiego, l’ente bilaterale Ciala Ebat, l’ispettorato del lavoro, le rappresentanze datoriali e sindacali, coordinati dal commissario straordinario nominato dal governo, Iolanda Rolli, e dal prefetto di Foggia, Massimo Mariani. Vogliamo sperimentare modalità efficienti di incontro tra domanda e offerta di lavoro, migliorare i sistemi di trasporto per lavoratori e aziende, predisporre un sistema di accoglienza gestito e organizzato soprattutto per gli stagionali. Sono i tre ambiti sui quali la Flai ha sempre sostenuto fosse necessario insistere per aggredire e togliere potere contrattuale ai caporali: intermediazione, trasporto, accoglienza se non gestiti dal pubblico lasciano spazio a ghetti, sfruttamento, viaggi in condizioni di nessuna sicurezza”.

Positivo per la Flai di Foggia il dato del numero di imprese locali che sta aderendo alla Rete, “e compito della sezione territoriale sarà quello di supportare e valorizzare chi accetta di agire nel rispetto delle regole, che pur senza generalizzare rappresenta la prima vera innovazione in questo territorio. La Rete e i servizi che curerà – prosegue Iacovelli – tolgono ogni alibi agli imprenditori. Si tratta di condividere al tavolo, dove tutti i soggetti interessati siedono, le informazioni e il database che sarò sviluppato, anche per migliorare l’azione ispettiva. Per rendere l’idea della portata della sfida, significa mettere le mani in un settore fondamentale per il Pil provinciale e regionale, che solo in Capitanata interessa 50 mila lavoratori oggi iscritti negli elenchi anagrafici dell’Inps. Davvero la Rete del lavoro, la sua piena operatività, è per noi lo strumento che finalmente può affrontare e sconfiggere la piaga del caporalato e dell’illegalità diffusa che nel settore sottrae risorse ai lavoratori, al fisco, alla collettività. Crediamo invece in un sistema agroindustriale che può essere davvero trainante per l’economia del nostro territorio, capace di coniugare produzioni e lavoro di qualità”.