“Non è con iniziative isolate che si sconfigge la piaga del caporalato e dello sfruttamento del lavoro nelle campagne. Lecce è tra le sette province italiane che rientrano nel protocollo sperimentale sottoscritto dai ministeri dell’Interno e dell’Agricoltura con Regioni, Prefetture e sindacati, contenente sono misure concrete sul tema del contrasto alle irregolarità e per una degna accoglienza. Sta ora agli attori istituzionali e sociali dei territori far vivere quegli interventi, anche a fronte di segnali in controtendenza rispetto a tutta la strumentazione messa in campo in questi anni soprattutto sulla spinta e la denuncia dei sindacati”. È quanto affermano in una nota congiunta i segretari generali di Cgil e Flai Puglia, Pino Gesmundo e Giuseppe Deleonardis, in merito all’ordinanza del sindaco di Nardò che proibisce il lavoro agricolo tra le ore 12 e le 16, “che rischia di essere gestita discrezionalmente dalle imprese a danno dei braccianti”.

“Non si può lasciare all’attività discrezionale dei sindaci l’azione di contrasto allo sfruttamento. Occorre agire assieme alle parti datoriali e ai sindacati, se si punta all’efficacia delle misure – aggiungono Cgil e Flai Puglia -. L’approccio deve per forza di cose essere sistemico: iniziamo ad applicare il protocollo nazionale, intensifichiamo l'azione di controllo, togliamo i fondi pubblici alle imprese che violano le leggi, nel Salento come nel barese o nella provincia di Foggia, facciamo funzionare le liste di prenotazione, lavoriamo per una reale accoglienza. Perché anche a Nardo, ed è così in tutti gli altri comuni pugliesi, i lavoratori migranti continuano a vivere in ghetti, a non avere assistenza sanitaria, e tutti i braccianti trovano lavoro quasi sempre attraverso intermediazioni illecite, siano caporali stranieri o italiani”.