“Sono convinta che la riforma della pubblica amministrazione sia una grande scommessa. Se ne sta discutendo molto, solo che si discute delle conseguenze, non del cambiamento. Si parla di tagli, non di come migliorare i servizi per i cittadini. Credo che la proposta del governo debba avere più coraggio”. Ad affermarlo è Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervistata domenica da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera.

Per Camusso “occorre trasformare la pubblica amministrazione da back-office a front-office. Non è possibile dover compilare cinque bollettini per fare un versamento unico – afferma il segretario Cgil - o attendere anni la licenza per aprire un negozio, o rifare gli esami ogni tre mesi se si ha una malattia complessa. Si deve smontare una serie di centri di potere in cui la trasparenza si intorbidisce”.

Al centro delle preoccupazioni del sindacato c'è poi, naturalmente, la contrattazione. “In questa stagione – afferma ancora Camusso nell'intervista - la politica è tornata proprietaria dei rapporti di lavoro pubblici. L’apoteosi si è avuta con Brunetta. Così si rende il lavoratore pubblico vittima della ricerca del consenso politico”.

Il segretario Cgil torna anche sui cosiddetti “fannulloni” e osserva che non li ha inventati Brunetta. “Il luogo comune dice: non fanno, e sono troppi. In realtà – spiega Camusso - in molti posti, come certi ospedali, sono pochi. Redistribuirli si può, non è un problema. Noi siamo disponibili a estendere il sistema contrattuale privato al sistema pubblico”. Sta dicendo che per la Cgil gli statali dovrebbero essere trattati come i dipendenti del settore privato?, è la domanda di Cazzullo. “Sì – risponde Camusso - con le stesse regole, senza privilegi, compresa la mobilità contrattata, compresi i premi di risultato. Ma si deve passare dalla legislazione perenne alla contrattazione lineare. E si deve incidere sull’inefficienza della pubblica amministrazione e sulla complessità del sistema, che lo rende corruttibile”.