L'Aquila si ricostruisce "solo se si riparte dal tema del lavoro: se si riconsegna alle persone la loro identità e la cittadinanza, ovvero la possibilità di avere un impiego". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, alla festa di LiberEtà all'Aquila in un dibattito con il segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti, e l'ex ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca.

 

 

Il nodo del lavoro, ha detto Camusso, "è il grande buco nero di tutta la prima stagione post-terremoto. C'è una coincidenza che non va sottovalutata: il terremoto dell'Aquila coincide con l'inizio della grande crisi, quindi su questo territorio si abbatte anche la crisi generale dell'occupazione e la perdita di un quarto delle attività produttive del paese". A questi, ovviamente, "si aggiungono i danni del terremoto per le attività produttive e quelli che derivano indirettamente dallo svuotamento della città".

Il leader della Cgil ha ricordato il terremoto in Friuli. "Non basta dire che si recuperano le attività produttive - ha spiegato -: l'operazione del Friuli fu riaprire tutte le aziende possibili affinché la gente riavesse il lavoro. Le persone vivevano nelle tende, certo, ma avevano un impiego: non era ancora iniziata la ricostruzione delle case ma c'era l'idea che ogni giorno si andava a lavorare, perché solo così si può immaginare uno sviluppo e una prospettiva diversa per il futuro".

Dopo il sisma dell'Aquila, invece, "col governo Berlusconi per un anno e mezzo si è discusso della 'deportazione' della popolazione: c'erano dotti signori che riflettevano su dove la città potesse essere ricostruita. Questo ha avuto due conseguenze: da una parte il non coinvolgimento dei cittadini, dall'altra l'idea che si poteva spostare un insediamento storico, radicato con la sua popolazione". Non si è considerato, a suo avviso, "che quelle persone oltre ad una tenda o un albergo devono avere anche un lavoro. Nel nostro caso, al contrario, non si immaginavano più come abitanti di quel luogo".

La strada da seguire è un'altra: "Ricostruire e consolidare la rete industriale, intendere la ricostruzione come una straordinaria occasione di lavoro. Poi devono tornare i servizi come negozi, artigiani, ristorazione - secondo Camusso -. Persone e servizi sono elementi incrociati: è difficile pensare a una popolazione effettiva se i servizi non si forniscono i servizi, e allo stesso tempo è arduo vedere i servizi se l'area non viene ripopolata".