"L'insicurezza delle persone non è determinata dall'idea di avere un rifugiato come vicino di casa, ma dall'impossibilità di programmare la propria esistenza come facevano i nonni e i genitori". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, concludendo il convegno "Il peso delle diseguaglianze" che si è svolto oggi (19 giugno) in corso d'Italia: "Da una condizione di vita normale si può passare improvvisamente in una situazione di disagio e povertà, è questa la grande paura".

Alle dichiarazioni di Salvini sul censimento dei rom "dobbiamo sempre rispondere - aggiunge -, perché se non restiamo umani non avremo più un orizzonte. Allo stesso tempo, però, occorre interrogarci su perché una parte del mondo non reagisce a quelle affermazioni anzi le condivide, e non è un mondo lontano bensì intorno a voi. Visto che non si riesce a sconfiggere le difficoltà si cerca un nemico su cui scaricarle. Bisogna provare a capire, allora, come sconfiggere la logica del 'nemico', come contrastare la paure a lungo termine, ricostruire una prospettiva e creare un orizzonte". Non solo l'immediato, dunque, ma anche un progetto complessivo: "Serve un immaginario collettivo, che non è fatto certo di filo spinato e discriminazione: il vero tema è come agire sulle insicurezze, i timori che non si vedono, l'incapacità di avere un piano di vita e la diversa aspettativa tra le giovani generazioni e quelle più anziane".

Susanna Camusso ha toccato il tema del lavoro nelle nuove piattaforme, come Foodora. "Ci sono imprese che pensano di essere particolarmente forti, più dei governi nazionali, come Amazon. Visto che loro rappresentano l'innovazione spesso si ritiene che siano ingovernabili e non criticabili, al contrario la risposta va costruita pensando a quale modello di business producono, ovvero uno stimolo continuo ai consumi, l'idea che il cittadino sia connotato da che cosa consuma. La stessa politica, anche quella di sinistra, ha cominciato a sostenere che il tema non fosse più il lavoro ma i consumi. È stata sdoganata l'idea del consumo di massa a basso costo, riportando così una condizione schiavistica del lavoro: basti pensare alla posizione di Foodora, che nei giorni scorsi ha minacciato di lasciare se i lavoratori fossero correttamente inquadrati. E non c'è stato nessuno che abbia detto: andate pure".

La contraddizione tra capitale e lavoro "deve tornare ad essere il fondamento", a suo avviso. "La prospettiva delle persone deve essere sempre il lavoro". Così, a proposito di grandi paure, si potrà affrontare il tema della sicurezza: "Bisogna agire sulla ricostruzione delle certezze sociali e lavorative. Poniamo fine all'illusione che il lavoro in sé porti la sicurezza delle persone: non è vero, i lavoretti generano solo insicurezza, occorre porsi il tema della qualità dell'impiego. Le prime diseguaglianze nascono proprio dal lavoro". Attualmente, infatti, "il mondo si sta dividendo tra chi lavora poche ore e male e chi lavora moltissimo con alti redditi e possibilità di carriera".

Un altro nodo è quello della formazione. "Un motivo che inizia molto prima della rivoluzione digitale: l'analfabetismo continua a prodursi, in termini di abbandono scolastico e studi troppo corti rispetto al ritmo della società della conoscenza. L'obbligo di studio non può fermarsi a 14 anni. Stiamo imitando ciò che gli altri abbandonano: recuperiamo le competenze tecnico-scientifiche, mentre tutti spiegano che queste saranno velocemente superate, al contrario bisogna insegnare la formazione permanente e la conoscenza che si rinnova e alimenta sempre".

Poi il passaggio sulle politiche del nuovo governo. "Il condono, la flat tax per le imprese, la pace sociale come elemento di crescita non funzionano: l'abolizione del conflitto non è motore di progresso, è storicamente falso". A creare occupazione "non possono essere le imprese che si regolano da sole, c'è anche un'altra dimensione che porta sviluppo: l'intervento pubblico". Sul tema del welfare, a suo avviso, "oggi va rivolto soprattutto ai giovani, non agli anziani: è sbagliato mettere in contrapposizione i due soggetti, invece si cominci a pensare quali misure sono necessarie per i più giovani. Anche la formazione è welfare, ma va fatta in modo retribuito e senza rinunciare all'attività lavorativa. Gli ammortizzatori sociali - poi - non si possono prevedere in base al lavoro svolto in precedenza, per chi è inoccupato o fa solo lavoretti non potrà funzionare".

Chiusura sul governo e sul ruolo del sindacato: "L'attuale esecutivo propone un tema, il continuo mix tra le forme istituzionali e la democrazia diretta. Agiscono nelle istituzioni, ovviamente, ma insieme fanno le consultazioni online, i post e i selfie di Salvini, da cui molte persone si sentono rappresentate. Chiediamoci perché non siamo noi i loro rappresentanti".

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