“Mi è stata raccontata la dinamica dell'incidente. I lavoratori sono molto preoccupati e sono tutti molto colpiti, non solo per il dolore dei loro colleghi che lottano tra la vita e la morte e sono infortunati, ma anche per avere preso coscienza che sono in una condizione di lavoro a rischio e che quella condizione non si deve ripetere”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, parlando oggi (martedì 15 maggio) a Padova al termine dell'incontro con i delegati di fabbrica delle Acciaierie Venete, dove domenica 13 è accaduto un terribile incidente che ha coinvolto quattro operai.

Camusso è anche intervenuta sulla tendenza delle imprese ad appaltare sempre più lavori a ditte esterne, come avvenuto nel caso di Acciaierie Venete: “Noi abbiamo sempre cercato di contrastare i processi di esternalizzazione, sia che avvenissero nel sistema pubblico sia all'interno delle imprese private, soprattutto perché quando sono mossi da un'idea non specialistica del lavoro, ma sono prevalentemente determinati da una logica di riduzione dei costi, questo significa un trattamento peggiore per i lavoratori, quindi tagliare sulla formazione e sulle norme di sicurezza”.

Per il segretario generale della Cgil “il tema è che è scomparsa la parola prevenzione. E se scompare la parola prevenzione è evidente che il rischio si moltiplica. Insieme è scomparsa anche un'altra forma di prevenzione: è quella per cui non si può continuare a premere sulle persone che facciano 10, 12, 14 ore di lavoro perché in nessuna attività si può immaginare che la concentrazione della sicurezza rimanga in un tempo così prolungato”. Per Susanna Camusso “siamo un paese in cui gli investimenti hanno continuato a diminuire. La ripresa di quest'ultimo anno non è una ripresa significativa che abbia recuperato il vuoto che si è determinato precedentemente. C'è un divario impressionante tra la strage continua di questo periodo e il raccontarci l'innovazione e la digitalizzazione. Da un lato ci raccontiamo questo, dall'altro scopriamo drammaticamente che le cause di infortunio continuano a essere quelle più storiche e tradizionali. Questo vuol dire che non c'è stata innovazione, non c'è stata ricerca, non c'è stata attenzione a determinare la sicurezza dei lavoratori. E dove sono cresciute anche poco le presenze di lavoratori, queste sono precarie”.