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C'è un pezzo di lavoro pubblico di questo paese, quello più avanzato di connessione e sostegno col sistema delle imprese, che in questi giorni - e continuerà nei prossimi - si sta mobilitando per evitare lo smantellamento. Sono le lavoratrici e i lavoratori delle Camere di commercio che, insieme al complesso di aziende che gravitano intorno al sistema camerale e alle unioni regionali, si stanno mobilitando dal nord al sud del paese, attraverso assemblee, presidi e volantinaggi, contro i rischi, a quanto si apprende, contenuti nel decreto attuativo della riforma Madia di riordino del sistema camerale.
Una protesta significativa perché 'stana' una certa retorica di governo, per un verso quella del sostegno alle imprese, in particolare il mondo del 'piccolo è bello', specie sul versante della burocrazia, della digitalizzazione e dell'export; per l'altro nei confronti di quella parte di Pubblica amministrazione, fatta di competenze ed efficienze, come lo è il complesso sistema camerale. Il decreto allo studio del governo, infatti, pare contenga un pesante taglio del personale, insieme a pesanti tagli di risorse e servizi, smontando così uno dei segmenti della Pa più avanzati e di effettivo sostegno al mondo della piccola e media impresa.
Ma andiamo con ordine. La legge di 'riforma' della Pa, che porta il nome della ministra Marianna Madia, prevede nel complesso pacchetto di decreti attuativi anche uno specifico di riordino del sistema camerale. Nel dettaglio la riduzione al 50% del diritto annuale, ovvero la principale fonte di finanziamento delle Camere attraverso una tassa irrisoria (mediamente intorno ai 100 euro l'anno) pagata dalle imprese, ma che costituisce il 70% delle entrate del sistema. Basti pensare che sul totale della spesa pubblica il sistema camerale incide invece appena dello 0,2%. Così come il decreto dovrebbe contenere l'accorpamento delle piccole strutture. Il tutto corredato, secondo le indiscrezioni circolate, di un taglio del personale pari al 15% per le tutte le Camere, che arriva fino al 25% per quelle che andranno accorpate. Una previsione nettamente al di fuori del perimetro della delega che prevede l'invarianza di personale impiegato. Parliamo di una riduzione netta di personale: oltre mille per il sistema camerale, senza contare l'universo di società (e di addetti) che gli ruotano intorno.
Ma se il taglio degli organici è elemento centrale della mobilitazione che sta interessando il sistema in tutti i territori, non da meno è la riduzione dei servizi che verrebbero eliminati con il futuro decreto. La riduzione del diritto annuale del 50%, infatti, produrrà, secondo alcune stime, una riduzione di risorse per i territori di oltre 400 milioni su alcuni capitoli come export, turismo e innovazione. “Stiamo parlando - spiega Federico Bozzanca, segretario nazionale della Fp Cgil - della cancellazione di alcuni pezzi cruciali di lavoro: semplificazione burocratica, promozione del territorio e della competitività, accesso al credito, sostegno all'internazionalizzazione e tutela del made in Italy, digitalizzazione e innovazione. Insomma tutti quei temi che con le parole si ritengono essere centrali per la nostra economia ma che, alla prova dei fatti, vengono disattesi”.
Un complesso di misure che incideranno sulle funzioni del sistema camerale e che, spiega e sintetizza Bozzanca, “si tradurranno in una riduzione netta del sostegno pubblico che le Camere di commercio offrono alle imprese nel campo dell'innovazione, dell'internazionalizzazione e dell'accesso al credito”. Da qui, dal contrasto al taglio di personale, di servizi e di risorse, prende il via la mobilitazione di questi e dei prossimi giorni. Centinaia di lavoratori hanno preso parte alle iniziative messe in campo in tutte le regioni, con grandi riflessi anche sui social, in ogni singola Camera di commercio, con un vasto coinvolgimento, dalle stesse Pmi fino alle categorie interessate: oltre ovviamente la Fp Cgil, anche Filcams, Nidil e Fiom.
Ma l'azione non si limita al contrasto del decreto. La Fp Cgil da tempo, da quando cioè è in discussione la riforma del sistema, di effettivo cambiamento. “Abbiamo proposto - spiega il segretario nazionale Fp Cgil -, in estrema sintesi, di fare del sistema camerale il punto di vertice di una Pa al servizio delle imprese, di assicurare la digitalizzazione non solo dei servizi offerti ma anche quelli di altre Pubbliche amministrazioni. Così come renderla un sostegno effettivo per snellire i processi burocratici. Non è possibile che si proceda con l'ennesimo intervento di arretramento del pubblico per favorire privilegi di pochi”.
La mobilitazione prosegue e andrà avanti nei prossimi giorni, in vista del Consiglio dei ministri che, stando anche qui a indiscrezioni, nel giro di un mese dovrebbe dare il via libera al decreto attuativo di riforma del sistema camerale. “Decreto che ci auguriamo alla luce delle mobilitazioni e delle ragioni indiscutibili che le stanno muovendo cancelli ipotesi di tagli del personale, così come di servizi e risorse, per dare vita ad un cambiamento che sia di effettivo sostegno al sistema delle imprese”, conclude Bozzanca.