"Un’insolita attività sanzionatoria nei confronti di lavoratori e lavoratrici della Call Marketing". La Slc Cgil Lecce, il sindacato dei lavoratori impiegati nel settore delle telecomunicazioni, torna a denunciare le condizioni di lavoro all’interno dell’azienda Call Marketing srl di Presicce e i licenziamenti individuali, al momento quattro, dei lavoratori assunti a tempo indeterminato con contratto Jobs act.

Dopo la lunga vertenza del 2016, grazie alla quale i lavoratori e le lavoratrici col sostegno della Sl hanno evitato il trasferimento collettivo nella sede di Acquarica del Capo, il sindacato accende ancora una volta il faro su un’azienda che impiega oltre 250 persone (la maggior parte assunta con contratti ci collaborazione coordinata e continuativa). Stavolta lo fa per contestare i licenziamenti, già impugnati tramite i propri legali, decisi per "scarso rendimento" e altrettante contestazioni disciplinari "per presunte assenze arbitrarie dal servizio".

"Senza entrare nel merito delle giustificazioni prodotte e della legittimità aziendale a decidere per il licenziamento, non possiamo esimerci dall’esprimere tutta la nostra contrarietà sulla vicenda. Stigmatizziamo un’azione che ha tanto il sapore della 'vendetta', consumata  a quasi un anno da una vertenza che portò questi lavoratori e lavoratrici a scioperare alcuni mesi per difendere il loro posto di lavoro", dice Salvatore Labriola, segretario generale della Slc Cgil Lecce-Brindisi.

"Ad entrare nel merito della vicenda sarà il Tribunale di Lecce: abbiamo infatti impugnato i provvedimenti espulsivi e sanzionatori. A dispetto del commento entusiastico del governo sugli ultimi dati Istat sull’occupazione e della riproposizione del Jobs act come una delle soluzioni al dramma della disoccupazione - riflette il sindacalista -, la realtà è che finiti gli sgravi fiscali gli imprenditori cercano di costruire percorsi disciplinari espulsivi per motivare licenziamenti per giusta causa, avallati da una legislazione che difende sempre di più la centralità dell’impresa a discapito dei diritti e delle tutele dei lavoratori".