Gepin Contact e Uptime hanno aperto le procedure per il licenziamento di oltre 450 lavoratori occupati nelle sedi di Roma e Napoli. “Licenziamenti annunciati - commenta in una nota Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil - ai quali ne seguiranno già dal mese di marzo altre migliaia, diretta conseguenza delle gare per attività di customer gestite da Poste ed Enel senza prevedere l’applicazione della clausola sociale votata dal Parlamento italiano". 

“Nelle stesse ore, mentre il sindacato attende la convocazione dal Governo per individuare le soluzioni necessarie a evitare gli oltre 8.000 licenziamenti che si concretizzeranno nei prossimi mesi, è giunta la notizia che Poste ha deciso di assegnare i lotti 3 e 4 della gara realizzata (il 4 è proprio quello relativo a Gepin) senza minimamente affrontare il tema delle clausole sociali, scaricando su Governo e Sindacato gli esuberi causati da tale irresponsabile comportamento", prosegue il sindacalista. 

Nel caso del lotto 3, peraltro - sottolinea la Slc Cgil - si assegnano ad altri le attività gestite da Abramo CustomerCare, che ha rilevato pochi mesi fa il ramo d’azienda gestito da Infocontact, fallito con oltre 60 milioni di debito nei confronti dello Stato. Così, lavoratori già passati attraverso le procedure concorsuali dell’azienda precedente, si vedranno recapitare le lettere di licenziamento a soli 8 mesi dal salvataggio precedente". 

E a chiedere il "salvataggio" dei 352 lavoratori della Gepin Contact (di cui 132 a Roma), per i quali è stata avviato la procedura di licenziamento collettivo a causa della recessione dal contratto da parte di Poste Italiane per i servizi di call center, sono anche Fabrizio Micarelli e Barbara Cosimi, della Slc Cgil di Roma e del Lazio. "Da mesi - affermano i due sindacalisti - stiamo richiamando Poste Italiane ad assumersi l'onere di svolgere fino in fondo quel ruolo che le compete in quanto azienda a partecipazione pubblica. Se si decidesse di non applicare la clausola sociale sarebbe un fatto gravissimo e inaccettabile di cui si dovrebbe far carico anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Le leggi, una volta approvate, devono essere applicate e rispettate, tanto più se si tratta di un soggetto pubblico".

Tutto questo, secondo il segretario Slc, avviene "non per scelte strategiche o industriali, ma soltanto per garantire ai responsabili degli uffici acquisti delle aziende committenti ingenti premi di risultato per i risparmi conseguiti, sulle spalle delle persone occupate e del futuro stesso del Paese. E’ evidente - prosegue Azzola - che il procedere di queste scelte determinerà una condizione di difficile tenuta sociale, caricando la manifestazione del prossimo 11 marzo di tensioni e attese prive di ogni risposta". Per Azzola "stupisce che il Governo latiti consentendo il licenziamento di migliaia di persone e la proliferazione di nuove aziende che offrono tariffe sotto il costo del lavoro, giocando sulla violazione delle regole e il mancato rispetto dei diritti e delle leggi di questo Paese".

“Il sindacato - avverte il segretario Slc - sarà alla guida della vertenza che ha come unico obiettivo quello di chiedere che le Leggi dello Stato siano rispettate da tutti, a partire dalle grosse aziende il cui controllo resta nelle mani dello Stato. Il Governo - conclude Azzola - fermi lo scempio che si sta compiendo e apra immediatamente un tavolo di confronto per evitare le migliaia di licenziamenti del settore".