Il 27 e 28 novembre si è tenuta la riunione del Cae Nestlé a Losanna (Svizzera) con all’ordine del giorno la vertenza Froneri, la riorganizzazione della Nestlé Zona Europa, il progetto Nbe, la vertenza Galderma (mercato Francia).

I punti di diretto interesse per il mercato Nestlé Italia hanno riguardato il progetto Nbe e la riorganizzazione della Zona Europa.

Il progetto Nbe prevede una razionalizzazione dei servizi condivisi all’interno della Zona Europa che mira all’individuazione di sedi centralizzate in alcuni Paesi europei. Le conseguenze sono lampanti dal punto di vista occupazionale e gestionale, le “ondate” di cambiamento investiranno le varie sedi periferiche creando opportunità, ma al contempo serie e reali difficoltà per le lavoratrici e i lavoratori del settore. In l’Italia l’“ondata” non è ancora arrivata, ma di certo non è stata scongiurata.

Rispetto alla riorganizzazione della Nestlé Zona Emena, il progetto “Emena 2020” consiste in una definizione di competenze e responsabilità per le varie divisioni (tra cui il Confectionery) non più periferiche – e quindi mercato per mercato, Paese per Paese –, ma trasversali. La riorganizzazione prevede l’individuazione di Business Manager, ossia capi divisione europei che avranno responsabilità per tutti i mercati dove insistono le divisioni di competenza (in poche parole non più un responsabile per Paese).

Sulla vertenza Froneri durante la riunione con i rappresentanti della Nestlé abbiamo richiamato la multinazionale alla responsabilità sociale verso le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Parma, inseriti nella procedura di licenziamento collettivo con la chiusura dell’intero sito.

Un comportamento da parte di Froneri lesivo di ogni minima forma di rispetto verso i lavoratori e verso lo stesso tavolo negoziale. Con protervia l'azienda mostra chiusura anche alla richiesta minima di accedere agli ammortizzatori sociali, che garantirebbero nell’immediato una copertura per 120 famiglie.

Gli eventi che stanno caratterizzando la vertenza Froneri Parma hanno ripercussioni sui consumatori dei prodotti a marchio Nestlé. Per questo abbiamo chiesto con forza un impegno preciso ad attivarsi per ricomporre vere e costruttive relazioni industriali, anche perché Nestlé è azionista al 50% della joint venture.

Di certo ci aspettiamo che nella riunione dei sindacati europei e mondiali coi vertici della Froneri, che si terrà ad Amsterdam il 1° dicembre, giungano segnali in questo senso.

In merito alla vertenza Perugina, nel suo intervento il delegato Turcheria ha messo l’accento su alcuni temi riguardanti la fabbrica rispetto alla vertenza in atto: l’alta tensione tra i lavoratori, la complessità di una vicenda che non trova percorsi positivi nei tavoli di trattativa – perché qualcuno mira a svuotare ogni proposta sindacale finalizzata alla salvaguardia dei posti di lavoro –, la richiesta di formazione che abbiamo più volte avanzato, finalizzata alla valorizzazione delle competenze e alla riqualificazione del personale.

Turcheria ha poi posto l’accento sul clima di paura e di insicurezza tra i lavoratori che lede la loro dignità e in alcuni rischia di cancellare d’un colpo una storia personale fatta di oltre 30 anni di lavoro in fabbrica.

Più in generale è necessario ricomporre tutti pezzi, dall’Europa in giù. La nomina di manager capi divisione a livello europeo può essere letta in vari modi, ma di certo allontana dall’Italia il luogo delle decisioni. Si entra sempre più nel risiko europeo delle scelte e delle strategie commerciali e produttive.

Solo attraverso un rafforzamento del sito e del valore dei nostri marchi, così come stabilito nell’accordo del 2016, avremo una chance in più per navigare nel mare magnum del mondo Nestlé.

Michele Greco è segretario generale Flai Cgil Umbria