Il mondo del lavoro e la società civile ancora una volta in piazza per ricordare i centodieci anni dell’eccidio dei minatori a Buggerru, in Sardegna. Quel 4 settembre del 1904, in un buia domenica, l’esercito caricò con le armi in pugno la folla scesa in strada per protestare contro la direzione della miniera, che aveva aumentato di un’ora l’orario di lavoro giornaliero. Rimasero a terra crivellati dal piombo dei soldati tre minatori, molti furono i feriti.

Giustino Pittau, Salvatore Montixi, Felice Littera, i morti della rivolta di Buggerru, erano giovani, che per vivere avevano lasciato la loro terra, i loro paesi. Per lavorare in miniera, al buio e al freddo nelle viscere della montagna. Giovani che per il pane e pochi centesimi strappavano dalla roccia i tesori che arricchivano i potenti di tutt’Europa. Gente senza scrupoli che portò tra le rocce del paese i fasti della Belle Époque parigina, facendo di Buggerru una piccola Parigi per i padroni e le loro mogli, mentre tutto attorno crescevano la miseria, le angherie e i soprusi.

Donne e bambini affiancavano i padri e i mariti nel duro lavoro quotidiano per sopravvivere. Lentamente, però, la sete di giustizia si diffuse tra questa giovane classe operaia, guidata dalla lega e poi dalla Federazione di minatori che poteva contare su due illustri compagni che hanno gettato le basi per il moderno sindacalismo: Alcibiade Battelli e Giuseppe Cavallera. La riscossa era nell’aria: il popolo della miniera scese in piazza per dire no alla decisione della direzione della miniera, che negava, con un assurdo e provocatorio provvedimento, un’ora di riposo ai minatori.

Poi i tragici fatti di quella triste domenica. Da una parte la lotta per i diritti minimi: il pane, l’orario, la salute, la sicurezza, il salario, dall’altra la forza irrazionale delle armi, gli spari.
Da Buggerru partì la riscossa della classe operaia italiana, si rafforzò il sentimento unitario e solidaristico delle lavoratrici e dei lavoratori. Possiamo dire che da lì presero forza l’azione sindacale e lo stesso sindacato. Quella Confederazione generale del lavoro che dopo poco venne fondata.

Questa storia va difesa con i denti e con i denti dovranno essere salvaguardate tutte le conquiste del lavoro.

Oggi Susanna Camusso ha chiuso la manifestazione unitaria organizzata dalle segreterie regionali e dalla cooperativa "La piccola Parigi". Anche per i 110 anni dal tragico evento non sono mancate delegazioni di lavoratrici e lavoratori provenienti da tutti i territori della Sardegna. Un breve corteo ha accompagnato le due corone d'alloro che i minatori hanno deposto sul luogo dell'eccidio.

"Per rendersi conto di cosa significa lavorare con fatica - ha detto il segretario generale della Cgil - basta guardare il viso e gli occhi di quei lavoratori del sottosuolo. Questo dovrebbe far riflettere tutti coloro che vorrebbero riformare il mondo del lavoro". Dopo la cerimonia i lavori sono proseguiti con un convegno che ha sottolineato l'importanza di un avvenimento che ha segnato la storia del movimento operaio.