“Chi avesse ancora dubbi sulla posizione del partito berlusconiano, o forse non più berlusconiano, può comprendere meglio tesi e umori del Pdl leggendo il 48esimo report che l'economista ed ex ministro Renato Brunetta ha dedicato proprio alla riforma Monti-Fornero”. È il suggerimento del Foglio. “Andando dritti alle conclusioni, si legge senza tanti giri di parole che ‘perdono tutti: Pd, Pdl e Terzo polo. Perdono le imprese, perde l'Italia. Vincono gli estremisti sociali e politici. Ne vale la pena?'’”.

“In verità – osserva il quotidiano di Giuliano Ferrara – Brunetta, politicamente, gongola: ‘Il conto è presto fatto - scrive - Bersani è in un angolo, la Cgil è isolata, il Pd è in forte imbarazzo tra il richiamo della foresta massimalista e l'anima (minoritaria) riformista’ . L'ex ministro è meno gaudente se studia più asetticamente il disegno di legge: ‘La riforma comporterà per il sistema delle imprese un aumento di rigidità in entrata (limitazioni varie su contratti atipici e parasubordinati), e relativi maggiori costi; ma anche quasi nessun vantaggio per le imprese sopra i 15 dipendenti per la flessibilità in uscita, anzi! Il rischio, infatti, è che con la riforma prospettata dell'art. 18 ad aumentare sia solo il contenzioso in tema di licenziamenti per ragioni disciplinari’. Conclusione di Brunetta: "Più rigidità in entrata, più rigidità in uscita (soprattutto per le piccole imprese), cui andranno aggiunti più costi, soprattutto per queste ultime, in tema di finanziamento del nuovo sistema di ammortizzatori sociali’. Ovvero, come ha detto ieri a Radio 24, ‘la riforma per ora è quasi aria fritta’”.