“Io preferisco essere chiamata la presidente della Camera, perché sono una donna. Rispetto tutte le posizioni, ma penso che affermare il genere significa dire che le donne non sono comete nei posti di vertice: quando c'è una donna bisogna adattare la definizione al femminile”. Così ha esordito la presidente della Camera, Laura Boldrini, nell'incontro “Donne e potere” a Rimini, nel corso delle Giornate del Lavoro della Cgil. Boldrini è stata intervistata al Teatro Atti da Natalia Aspesi, giornalista di Repubblica. “Il genere va dunque coniugato – ha specificato -, perché anche le donne possono avere ruoli di vertice”.

Parlando delle donne ministro nel governo Renzi, in generale delle donne nei ruoli di vertice, Boldrini ha commentato: “Mi sembra un importante segno di cambiamento. Non mi piace quando si dice che è di facciata, questo è avvenuto e ha un significato reale. Col tempo cadono i tabù e – anche se fosse solo per immagine – comunque avviene. In ogni caso, il governo ha fatto 8 donne ministre in ruoli chiave, questo è un dato di fatto”. Attraverso queste posizioni, a suo avviso, “si può dare un ruolo anche alle donne che finora non ce l'hanno”.

Laura Boldrini si è poi soffermata sul suo ruolo di presidente della Camera. “Sono una presidente totalmente anomala, per il mio passato: non ho mai fatto politica attiva in un partito, non ne sono stata a capo. Il potere va usato in modo funzionale alla società, il mio non è un potere esecutivo ma 'di voce': il ruolo che rivesto lo metto a disposizione di cause sociali”. La politica “fatta di alleanze, accordi e varie alchimie non mi interessa: mi interessa ciò che succede nel paese, dare voce alle istanze delle persone. E' mio dovere stare in piazza con le persone: per questo ricevo i cassintegrati e le donne che protestano, poi vado nei territori per ascoltare davvero le persone. Continuo a fare ciò che ho fatto per anni nelle associazioni umanitarie e alle Nazioni Unite”.

"Pensa che la sua carica possa aiutare di più le donne?", ha chiesto Natalia Aspesi. La risposta di Boldrini: “Credo di sì, oggi siamo in grado di riportare la questione di genere nel dibattito pubblico. Il mio ruolo è anche esercitare pressione per le donne: per il lavoro, il welfare, la rappresentanza nelle istituzioni. Non sono questioni 'rosa', ma problemi che rimettono in discussione l'assetto stesso del potere. Le donne suscitano reazioni estreme, perché è un nodo scoperto”.

Il presidente della Camera ha toccato il tema del lavoro femminile. “C'è una visione miope – ha detto -, in realtà quando le donne lavorano la produttività aumenta, lo dice anche l'Fmi. E' una questione solo culturale: se il lavoro è poco le donne restano a casa, ma questo penalizza la produttività. Se le donne lavorano di più il Pil aumenta”. Non bisogna dare per scontato, secondo Boldrini, “che il welfare sia sulle spalle delle donne, soprattutto le migranti che vengono da altre parti del mondo”. E ancora: “L'emancipazione femminile non può essere fatta sulle spalle di altre donne”. Il fenomeno delle badanti “è tutto italiano. Dove l'uomo si divide con la donna gli oneri di casa, se lo Stato fornisce sostegno anche a domicilio, allora il welfare funziona. Allora occorre investire di più sul fondo per il sociale, non tagliarlo come è successo negli ultimi anni. Serve una scelta politica”.

“Dobbiamo investire di più sul welfare – ha riflettuto Boldrini -, ma si tratta di un'operazione culturale che va fatta anche nelle famiglie e nelle scuole”. Nelle istituzioni “è giusto che ci sia il 50% di rappresentanza femminile, perché la società è composta per metà dalle donne”. Sulle quote rosa, poi, “bisogna avere una garanzia per avere parità di rappresentanza, nel nostro paese dove la parità ancora non c'è”.

Sulle vittime di femminicidio, la presidente della Camera ha detto: “Incontro spesso ragazze che hanno subito violenza. La violenza di genere è una violazione dei diritti umani, non è un fatto privato ma pubblico: le istituzioni devono occuparsene. La violenza contro le donne non può restare in famiglia, danneggia tutta la società. Chi commette questa violenza deve essere stigmatizzato da tutti, in questo senso tutte le istituzioni devono fare la loro parte. Da parte sua, lo Stato deve finanziare con forza i centri anti-violenza, altrimenti sono solo chiacchiere”. Quindi un augurio: “Spero che a Palazzo Chigi si decida subito di dare ascolto alle associazioni su questo tema, che non è più rimandabile”. C'è molta strada da percorrere “ma non sono pessimista: si è rotto un silenzio, oggi le donne protestano, esigono i loro diritti e vogliono andare avanti".

Poi un passaggio sulle dimissioni in bianco. “Per le donne che lavorano è un pratica terribile: per questo spero che si arrivi al più presto all'approvazione – anche in Senato – della legge che vieta questa pratica”. Le piacerebbe fare il presidente del Consiglio? Davanti a questa domanda, Laura Boldrini ha risposto così: “Ho davanti per tanto tempo il mio incarico, su cui mi concentro. Penso però che ci siano tante donne italiane con una solida cultura politica che possono fare il premier, certamente non deve essere un ruolo 'off limits' per una donna. Per il futuro il paese deve pensare seriamente a una donna presidente del Consiglio. Abbiamo tante donne in grado di farlo”. (edn)