Dopo più di un anno, sindacati e ministero dei Beni culturali tornano a dialogare. Si svolge infatti oggi (martedì 30 agosto) a Roma, alle ore 15, l’incontro tra il ministro Dario Franceschini e le categorie del pubblico impiego. “Il tema è la riorganizzazione in atto a seguito delle due riforme realizzate dal ministro” spiega Claudio Meloni, coordinatore nazionale Fp Cgil per il settore: “Riforme che, al di là dei giudizi che si possono esprimere, determinano fabbisogni complessi. Basti pensare alla moltiplicazione dei centri di spesa, con i poli museali e i musei autonomi che divengono stazioni appaltanti, e che quindi necessitano di personale nuovo ed esperto in questa specifica materia”.

Le due riforme messe in campo dal ministro Franceschini poggiano su alcuni cardini, come la riunificazione delle sovraintendenze su base interprovinciale, che ora diventano “uniche”, oppure l’istituzione di dieci nuovi musei autonomi che vanno ad impattare su aree archeologiche di grande valore. Ma come affrontare la riorganizzazione? “Occorre anzitutto evitare – riprende Meloni – problemi ai lavoratori, soprattutto in termini di tutela, di mobilità e riallocazione in altre sedi, di condizioni professionali. I servizi andranno ovviamente ripensati, ma questo non potrà essere fatto a scapito dei dipendenti”.

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Ma la vera grande questione è l’ormai cronica carenza di personale. “L’organico è ridotto all’osso: attualmente mancano 2.200 persone rispetto al fabbisogno teorico previsto dalla prima riforma di Franceschini” spiega il coordinatore nazionale Fp Cgil per i beni culturali: “Bisogna anche considerare che l’età media è alta, sui 55 anni, e di 58 per i funzionari, quindi andremo incontro a uscite e pensionamenti. Occorre dunque programmare un processo di assunzioni, prevedendo nel medio periodo non meno di 5 mila nuovi ingressi”.

I sindacati, dunque, chiedono che i beni culturali (“un settore dove il governo dice continuamente che vuole investire” precisa Meloni) vengano sottratti al blocco del turn over e alle altre norme che impediscono nuove assunzioni. “Il concorso avviato a luglio è di soli 500 posti, ed è ‘una tantum’ e non parte di una programmazione, dunque è assolutamente insufficiente rispetto ai bisogni” conclude il coordinatore nazionale Fp Cgil: “Ci auguriamo che quest’incontro sia la prima occasione per tracciare un percorso che dia risposte strutturali e davvero ponga al centro dell’attenzione la promozione e la valorizzazione del sistema dei beni culturali italiani”.