"Si annuncia un rapido avanzamento dell'iter parlamentare della legge di riforma sul sistema dei sequestri e delle confische dei beni alla mafia: ci auguriamo si tratti del testo a cui abbiamo lavorato per due anni con la campagna 'Io riattivo il lavoro', e che alle promesse seguano i fatti, non possiamo permetterci ulteriori ritardi". Così Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil, commenta le dichiarazioni della presidente della Commissione Giustizia della Camera Ferranti, che prevede l'approvazione del testo entro il 2015 o a inizio 2016.

"L'infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto produttivo e nei vari settori della nostra economia è in continua e preoccupante espansione – prosegue la dirigente sindacale –, e centinaia di lavoratori delle aziende confiscate attendono una svolta, una situazione tale da non permettere altri rinvii. Per questo, chiediamo da tempo un intervento urgente di Governo e Parlamento".

"Più di due anni fa, insieme a un vasto fronte di associazioni, con cui abbiamo costituito il comitato 'Io riattivo il lavoro', abbiamo consegnato alla Camera dei Deputati una proposta di legge d'iniziativa popolare, che punta a favorire l'emersione alla legalità di queste aziende, semplificando le procedure per la loro gestione e destinazione, e garantendo la continuità occupazionale dei dipendenti. Ci auguriamo che le Camere tengano conto del lavoro fatto in questi mesi, e che i tempi rapidi promessi per l'approvazione definitiva del testo vengano rispettati", conclude l'esponente Cgil.

Intanto, procede il lavoro sul piano contro il caporalato. Durante l'incontro del 27 agosto scorso i sindacati Fai, Flai e Uila hanno presentato ai ministri un documento unitario con le proposte per rendere immediatamente efficace la Rete del lavoro agricolo di qualità. Si chiede l'approvazione per decreto del testo già definito al Senato di integrazione dei compiti e funzioni della Rete; inserire la riduzione di un euro a giornata dei contributi previdenziali per le aziende agricole che si iscrivono e prevedere la definizione di un marchio etico del lavoro di qualità per le aziende iscritte alla rete. Inoltre i sindacati propongono di estendere le sanzioni previste per lo sfruttamento illecito della manodopera (art.603 bis Cp) e la cancellazione dalla rete alle aziende agricole che non applicano il contratto nazionale, le leggi sulla sicurezza del lavoro e fruiscono della intermediazione illecita di manodopera, prevedendo, inoltre, per tali aziende la revoca delle agevolazioni contributive e dei contributi Pac. Infine i sindacati chiedono l'apertura di un tavolo interministeriale stabile e strutturato sulla materia con la partecipazione delle parti sociali agricole.