“Sulle 9 aree di crisi complessa il governo ha dato una risposta alle richieste unitarie dei sindacati, con misure che affrontano l'emergenza sociale in atto. Ma le criticità che riguardano la politica industriale in quelle zone restano, e bisogna intervenire per rendere possibile il loro rilancio economico e produttivo”. Lo afferma Salvatore Barone, responsabile Politiche industriali della Cgil nazionale, commentando il pacchetto sugli ammortizzatori emerso dal tavolo di oggi (6 settembre) tra il ministro del Lavoro Poletti, i sindacati e i rappresentanti delle Regioni.

Nelle aree di crisi - continua il sindacalista - i lavoratori o hanno perso o stanno per perdere la tutela degli ammortizzatori sociali. La stima riguarda circa 30.000 persone, per i quali verranno adottate due misure. Una di 85 milioni, che permetterà una proroga della cigs, sulla base dei piani presentati dall'aziende per far rientrare i lavoratori. Ogni regione, in accordo con le parti sociali, dovrà quindi determinare il budget necessario. Questa proroga permetterà di attuare i progetti di investimento e consentire il rientro dei lavoratori. La seconda misura riguarda invece i lavoratori di quelle aree che hanno perso o perderanno entro l'anno l'indennità di mobilità o l'Aspi. Per coloro che aderiranno a processi di riqualificazione professionale organizzati dalle regioni, si interverrà con 500 euro mensili esentasse. Per questa misura verranno complessivamente stanziati 150 milioni”.

Sono - commenta Barone - misure che affrontano l'emergenza sociale in atto, vista l'impossibilità di proroga degli ammortizzatori a causa del Jobs act e la mancanza di investimenti per la riconversione, che sono fermi dappertutto. Le criticità però ci sono ancora, e riguardano la mancanza di una politica industriale necessaria a rilanciare l'economia delle aree di crisi. Le richieste di proroga degli ammortizzatori devono infatti essere collegate ad un impegno serio per lo sviluppo e la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, per creare le condizione di rioccupazione dei lavoratori.”

Per questo, conclude Barone, “c'è da richiamare l'impegno da parte del Ministero dello Sviluppo perché i progetti nelle aree possano procedere e attuarsi sul serio. È evidente che non bisogna solo soffermarsi sugli ammortizzatori sociali, ma intervenire sulle cause della crisi, cosicché ci siano le condizioni per una prospettiva di sviluppo. In questo caso, il Mise non deve non solo monitorare, ma sorreggere questi interventi. Solo in questo modo lo strumento delle aree complesse di crisi diventa efficace”.