L'auspicio è che stavolta l'azienda non dia "buca" e che al ministero dello Sviluppo Economico si possa intavolare una discussione vera, alla presenza anche del governo, sul futuro della stabilimento (ex Pirelli) di Figline-Incisa Valdarno (Firenze), dove l'azienda ha aperto una procedura per il licenziamento dei 318 dipendenti per delocalizzazione (in Romania).

Una notizia in larga parte inaspettata, che sta provocando la dura reazione dei lavoratori (cui si sommano anche i circa cento addetti dell’indotto), riuniti in assemblea permanente. Ieri (mercoledì 4 luglio) si è svolto un primo incontro a Firenze tra azienda e sindacati, con il contestuale sciopero di quattro ore dei metalmeccanici di tutta la provincia e un presidio nel capoluogo toscano (in piazza della Repubblica) al quale hanno preso parte centinaia di persone.

E dall'incontro fiorentino è emerso qualche elemento positivo, in particolare due "timide" - secondo i sindacati - aperture da parte della multinazionale belga sui tempi della procedura e sulla reindustrializzazione del sito. Quest'ultima viene ora presa in considerazione dall'azienda, anche se non a competitor, quindi si dovrà passare necessariamente da una riconversione. Ci sono poi i passi avanti sui tempi: l'azienda ha dato una disponibilità di massima ad allungare la procedura, ma i dettagli si capiranno solo oggi, 5 luglio, all'incontro al Ministero. Incontro che assume quindi ulteriore rilevanza nell'ottica di attivare gli ammortizzatori sociali necessari per gestire la vertenza. 

"Il tempo è strategico ed è necessaria una trattativa senza pistola alla testa. Puntiamo all'attivazione degli ammortizzatori sociali per non lasciare in mezzo di strada 318 famiglie e, per questo, l'incontro al Ministero dello Sviluppo Economico sarà fondamentale nella gestione e nelle modalità della trattativa”, commenta il segretario generale della Fiom di Firenze, Daniele Calosi. “Se la Bekaert se ne va e non vuole più produrre lo steel cord, non ci importa: devono però rendersi disponibili ad una soluzione per il danno sociale e morale che hanno creato ai lavoratori e al territorio. Oggi abbiamo vinto una piccola vittoria, ma la battaglia è ancora lunga e non smetteremo di combattere. La chiarezza e la lucidità di azione sono fondamentali, permettono di trovare le soluzioni migliori, le risposte che cerchiamo, a limitare le delusioni e ci permettono coerenza tra azioni ed emozioni”.

Intanto, Regione Toscana, sindacati e amministrazioni locali chiamano in causa Pirelli, chiedendo all’industria milanese “l’introduzione di un elemento di garanzia per mantenere il sito produttivo”. Lunedì 2 luglio hanno infatti scritto una “lettera aperta” alla società, chiedendo di intervenire nella vertenza “sulla base dell'accordo commerciale in essere con Bekaert per la fornitura di cordicella metallica”. I firmatari ritengono “fondamentale che Pirelli decida di acquistare lo “steel cord” dalla multinazionale belga solo se la produzione continuerà ad avvenire presso lo stabilimento di Figline, almeno fino al termine dell'attuale accordo commerciale”. Sindacati e istituzioni ricordano anche che “Pirelli è stata presente in Valdarno per decenni, e nel rapporto reciproco tra azienda e territorio sono cresciute competenze e conoscenze importanti per entrambi”.

La vicenda Bekaert sta anche provocando forti reazioni politiche. Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e il governatore della Toscana Enrico Rossi hanno varato una nota congiunta chiedendo alla Commissione europea di “fare chiarezza su eventuali violazioni delle direttive comunitarie da parte della Bekaert. Anche in Europa le istituzioni devono prendere una posizione in merito a queste pratiche che spostano lavoro e profitti per motivi economici o fiscali, calpestando i cittadini”. Iniziativa analoga è stata intrapresa da alcuni europarlamentari Pd, che hanno chiesto alla commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager di avviare “un'indagine per verificare se Bekaert ha ricevuto finanziamenti diretti o indiretti dalle istituzioni rumene e se ci sono state alterazioni della concorrenza”. Obiettivo dell’interpellanza è quella di appurare se la Romania, pur di poter ospitare la Bekaert, abbia offerto aiuti di Stato, pratica che sarebbe vietata dalle regole europee.