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Un anno fa il crollo della palazzina di via Roma, oggi la firma di un protocollo contro il lavoro nero. A Barletta il ricordo del passato si intreccia alle speranze per il futuro. L’anniversario della tragedia delle donne riapre ferite profonde, ancora dolorose perché troppo poco è il tempo trascorso da quella drammatica mattina.
Nel posto che ormai non esiste più, divenuto presto simbolo del lavoro “nero” e della mala edilizia, poco dopo le dodici, ad un anno esatto dalla tragedia, si sono recati i rappresentanti delle istituzioni e della Cgil per ricordare le cinque giovani donne morte nella tragedia. C’erano anche gli studenti e tanti cittadini, alcuni di loro hanno voluto ricordare con un fiore, depositato in silenzio, il dramma che la città ha vissuto un anno fa: il boato, i calcinacci e la polvere. Le urla di disperazione dei superstiti e le ferite sulle mani dei soccorritori che scavano per ore tra le macerie. Infine, lo straziante elenco di morte: Tina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza, le quattro operaie dell’opificio dove lavoravano per vivere, e Maria Cinquepalmi, la figlia appena quattordicenne dei proprietari del maglificio al piano terra della palazzina crollata. Sotto le macerie le loro vite, i sogni e i progetti per il futuro.
La tragedia di Barletta è diventata subito “la strage delle operaie”. “Una delle più gradi stragi sul lavoro del Paese”, la definì Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, “perché quelle donne stavano lavorando in un luogo non idoneo”.
Dopo lo sgomento e il dolore, il sindacato ha deciso di avviare, insieme a istituzioni e al mondo “sano” dell’impresa, una riflessione su come far ripartire un’economia legale in Puglia e nel Mezzogiorno. Ed è così che, nell’anniversario del crollo, prima della commemorazione in via Roma, nella sala consiliare del Comune, è stato firmato un protocollo d'intesa “per la legalità e la sicurezza sul lavoro, per lo sviluppo del settore tessile-abbigliamento di Barletta, contro il lavoro nero” tra Cgil, Filctem e “5 stelle”, il consorzio dei terzisti manifatturieri dedicato alle vittime della sciagura.
A siglare l’intesa, come garanti istituzionali, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’assessore al welfare, Elena Gentile ed il sindaco di Barletta, Nicola Maffei. Per il consorzio “5 stelle” a sottoscrivere l’accordo Raffaele Di Palma, per la Filctem, il segretario generale regionale, Vito De Mario, per la Cgil ha siglato l’accordo, tra gli altri, Serena Sorrentino, segretario nazionale, che nel suo intervento ha spiegato come “nessuno potrà restituire alle famiglie gli affetti delle loro care ma un anno fa prendemmo l’impegno di lavorare per fare in modo che stragi civili del genere non si verificassero più”.
Il protocollo prevede che le aziende potranno trasferire le proprie imprese nella zona industriale, in una sede appropriata dal punto di vista della sicurezza e della funzionalità. Alle lavoratrici e ai lavoratori saranno applicati i contratti collettivi nazionali di lavoro con il conseguente riconoscimento dei propri diritti. La Regione ed il Comune monitoreranno costantemente lo stato di avanzamento del progetto. Non solo, si lavorerà anche alla costituzione di un marchio unico d’impresa “Libera dal lavoro nero”.
Per Serena Sorrentino “è significativo che ciò accada nella crisi e nel Mezzogiorno in un momento in cui si parla di desertificazione industriale e si allargano i divari territoriali di sviluppo. Con la convergenza di istituzioni e parti sociali, si possono conciliare diritti, sviluppo e qualità lavorando nella legalità e per la sicurezza. Queste esperienze dovrebbero segnalare anche al governo l’urgenza di riprendere una politica industriale e dare avvio ad un Piano del Lavoro combattendo innanzitutto il sommerso”.
“Attraverso questo protocollo – ha commentato Giovanni Forte, segretario generale Cgil Puglia –vogliamo che la dignità delle persone e del lavoro possa recuperare significato. È una scommessa, verificheremo i risultati. Oggi mettiamo a disposizione del territorio uno strumento che permette alle imprese di uscire dal sommerso e di avviare un percorso di legalità”.
Per il presidente Nichi Vendola, la sfida è “rendere conveniente la legalità, aiutare le imprese a liberarsi da quel mondo clandestino, dove talvolta operano, facendoci carico noi delle difficoltà dei piccoli imprenditori che, a volte, sono strozzati dalla crisi economica e accompagnandoli in questo processo verso l’emersione. Credo che sia l’unico modo corretto per ricordare una strage operaia, una strage di donne”.