“In un’intesa con i sindacati su risorse per il Ccnl e precariato, l'impegno del governo per il rilancio dei settori della conoscenza come opportunità di crescita per lo sviluppo del Paese. Sospeso lo sciopero del 17 maggio”. Questo il commento della Flc Cgil, affidato a un post su Twitter, dopo la sigla dell'accordo con il governo per il comparto di scuole, università, Afam e ricerca che è stata raggiunta stanotte (mercoledì 24 aprile) a Roma, presso la sede di Palazzo Chigi, tra l’esecutivo e i sindacati del settore dell'istruzione. Un accordo che ha portato alla revoca dello sciopero generale già organizzato per il 17 maggio con una grande manifestazione a Roma. Il primo tavolo di confronto è stato fissato per i primi di maggio, all'ordine del giorno il tema della stabilizzazione del personale precario.

Due i punti essenziali dell'intesa: un “congruo incremento degli stipendi” dei docenti, da prevedere nel rinnovo contrattuale 2019-2021; un piano di stabilizzazione dei professori precari con almeno tre anni di servizio, secondo un principio di riconoscimento dell'esperienza maturata.

"Abbiamo ricevuto risposte utili alla riapertura del confronto con il ministero, a partire dai tavoli tecnici di confronto, con la finalità di dare piena attuazione ai contenuti dell'intesa politica. Lo sciopero del 17 maggio 2019 è sospeso, mentre sono confermate tutte le attività di raccolta delle firme a contrasto di ogni progetto di regionalizzazione del sistema dell'istruzione”. Così scrivono in una nota congiunta Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams, sottolineando come sia “sicuramente apprezzabile che il presidente del Consiglio Conte, insieme al ministro dell'istruzione Bussetti, abbiano voluto direttamente incontrare i sindacati della scuola e dell'intero comparto Istruzione e ricerca: è un metodo che dovrebbe essere permanente e ordinario, e non da utilizzare solo nei momenti in cui le organizzazioni sindacali sono costrette a mobilitarsi”.

Entrando nel merito, i sindacati spiegano che “si è giunti a una chiara e condivisa presa di posizione a favore dell’identità e dell'unità culturale del Paese da perseguire attraverso la scuola, garantendo con l'intesa lo stato giuridico del personale, il valore nazionale dei contratti, il sistema nazionale di reclutamento del personale e le regole per il governo delle scuole autonome”. Il governo si è impegnato a stanziare risorse per il rinnovo contrattuale 2019-2021 “per recuperare la perdita del potere d'acquisto degli stipendi dell'intero comparto, che sono al di sotto di quelli degli altri settori pubblici”. Entro il triennio di vigenza contrattuale, inoltre, saranno reperite “ulteriori risorse destinate al personale della scuola per adeguare gradualmente gli stipendi alla media di quelli dei colleghi europei”.

Un significativo passaggio dell’intesa riguarda "la valorizzazione del personale Ata attraverso il riavvio della mobilità professionale, a partire dagli assistenti amministrativi facenti funzione di Dsga". Per i dirigenti scolastici l'accordo prevede "il pieno riconoscimento del ruolo e della responsabilità", mentre le principali criticità denunciate "in occasione dell'indizione dello sciopero saranno affrontate in un tavolo apposito". Per l’università e la ricerca il governo si è impegnato a "promuovere un intervento normativo per consentire maggiore flessibilità nell’utilizzo e nella determinazione dei fondi del salario accessorio", per quanto attiene l’Afam l’intesa prevede "la piena definizione e la velocizzazione del processo di statizzazione già avviato". 

Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams rimarcano anche che “il governo si è impegnato ad attivare un piano di stabilizzazione del personale non di ruolo, con particolare attenzione ai docenti precari con tre anni di servizio, secondo un principio di riconoscimento dell’esperienza maturata, con un percorso riservato finalizzato all’immissione in ruolo”. Infine, hanno concluso i sindacati, l'accordo “prevede un'azione del governo volta al completamento del processo di stabilizzazione del personale precario degli enti di ricerca, un piano di stabilizzazione per il personale che svolge attività di ricerca e didattica nell'università, nonché quello di assistenza tecnica e amministrativa”.