“Sugli appalti abbiamo fatto un lavoro preciso, che ha seguito e accompagnato il processo legislativo. Un lavoro che ha messo all'attenzione del mondo il fatto che gli appalti non sono un pezzo marginale dell'attività produttiva di questo paese, ma sono una parte consistente di qualunque filiera produttiva, e coinvolgono milioni di lavoratori”. E' quanto ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso nelle sue conclusioni all'iniziativa promossa da Cgil, Cisl e Uil 'Nuovo codice degli appalti: diritti, lavoro trasparenza. Dalla legge delega ai decreti attuativi', che si è tenuta martedì, 22 marzo, a Roma (ascolta il podcast su RadioArticolo1).

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SPECIALE APPALTI | La proposta della Cgil

I lavori sono stati aperti dal segretario confederale Cisl, Maurizio Bernava, a cui è seguita la relazione introduttiva di Tiziana Bocchi, segretario confederale Uil. Al dibattito hanno partecipato anche Adolfo Candia (Anac), i senatori Andrea Cioffi, Stefano Esposito, Altero Matteoli e Riccardo Nencini, oltre alle onorevoli Raffaella Mariani e Serena Pellegrino. Le conclusioni sono state invece affidate proprio a Susanna Camusso.

Secondo Camusso, l'incontro è stato un'occasione importante per discutere su un sistema che genera il 15% del prodotto interno lordo italiano. “Quindi - ha continuato - se si discute di una riorganizzazione degli appalti si discute anche di una riorganizzazione dell'intero sistema produttivo italiano, non solo delle grandi opere. In Italia ci sono delle filiere in cui si utilizzato per anni un sistema che funziona attraverso l'abbassamento dei costi, cioè attraverso l'abbassamento dei diritti dei lavoratori”. 

Per i sindacati, è quindi “essenziale una nuova legislazione, in grado di esaltare la centralità dei diritti del lavoro, della crescita occupazionale e dello sviluppo del Paese, in un contesto di regole improntate alla valorizzazione della trasparenza”. “Per noi - ha detto il leader del sindacato di Corso d'Italia - il tema è fondamentale, perché la qualità degli appalti determina anche la qualità del lavoro. Per questo è un tema che affrontiamo da lungo tempo, anche se non vediamo ancora le necessarie risposte da parte dei legislatori. Gli appalti devono essere competitivi per qualità e professionalità, non perché costano poco. Il modello della riduzione dei costi non ci fa crescere come paese e ci fa perdere posizioni in Europa”.

Ma un modello di sviluppo improntato alla riduzione dei costi, rende anche questo settore più vulnerabile al malaffare. “Siamo un paese corrotto - ha concluso Camusso - anche perché la complicazione legislativa e la sovrapposizione delle norme dovute alla mancanza di principi fondamentali ben definiti è diventata una posta girevole attraverso la quale si introducono nel settore degli appalti illegalità e malaffare”. Una legislazione efficace, improntata alla qualità e alla professionalizzazione dei lavoratori può invece "portare a un contrasto efficace alla corruzione e alla penetrazione delle mafie”.