Presidi a Roma e Milano, corteo a Napoli. I lavoratori Almaviva sono tornati a farsi sentire con una mobilitazione unitaria, indetta in tutto il gruppo. E per ora un primo risultato l'hanno ottenuto: il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova ha infatti convocato un incontro mercoledì 16 novembre (ore 11) a Roma, presso la sede del dicastero. Il presidio romano si è tenuto in piazza Santissimi Apostoli, quello milanese in corso Monforte (entrambi davanti la sede della Prefettura. La partecipazione è stata molto alta ovunque, ma soprattutto a Napoli, dove si è svolta una manifestazione dalla sede dell'azienda (in via Brin) alla Prefettura (in piazza Plebiscito). "È stata una giornata intensa" ha detto il segretario Slc Cgil territoriale Osvaldo Barba: "Almaviva intende azzerare il presidio industriale di Napoli, e questo è inaccettabile. E la vertenza dei lavoratori Almaviva è diventata la vertenza dell'intera città, come oggi hanno dimostrato tutti i cittadini che abbiamo incontrato, dimostrandoci grande solidarietà e vicinanza".

Lavoratori e sindacati chiedono all'azienda di ritirare le procedure di chiusura sedi di Roma e Napoli che comporta il licenziamento di 2.511 addetti. "Non saranno operazioni di abbassamento del costo del lavoro o fantasiose forme di compartecipazione dei lavoratori all’azienda, oltre ad incentivazioni all’esodo e a percorsi formativi proposti da Almaviva, che metteranno in sicurezza l'azienda e i suoi lavoratori", afferma in una nota la segreteria nazionale Slc Cgil.  L’azienda, continua il sindacato "deve saper affrontare il momento di crisi con un cambio di approccio organizzativo, con la fine del ricorso dei committenti ad una contrazione folle dei costi. Non è abbassare il costo del lavoro, in controtendenza rispetto alle iniziative legislative proposte dal Mise, che risolve il problema." 

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"In questo contesto è del tutto evidente come l’unica strada percorribile sia il ritiro da parte di Almaviva delle procedure di chiusura sede continuando a salvaguardare, da un lato, l’occupazione con gli ammortizzatori sociali e, dall’altro, lavorando tutti con estrema convinzione al completamento di un quadro legislativo degno di un vero riequilibrio del mercato dei call center", spiega la Slc Cgil.  

Che aggiunge: "Se invece il management di Almaviva continuerà sulla strada intrapresa deve esser chiaro a tutti che si assumerà la responsabilità di avviare l’azienda tutta verso il baratro. È di tutta evidenza infatti che la chiusura delle sedi di Roma e Napoli produrrà dei contraccolpi commerciali enormi e un inevitabile contenzioso giuridico dall’esito imprevedibile per la tenuta dell’intera azienda".