Sul tavolo di crisi la chiusura della sede di Torino e i conseguenti 50 licenziamenti, già in programma per aprile. È questo lo scenario che si apre oggi (martedì 6 marzo) a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, per l’incontro tra governo, sindacati e la multinazionale dei viaggi di affari Carlson Wagonlit Travel (Cwt). In Italia l'azienda ha quasi 700 dipendenti, con sedi, oltre a Torino, a Milano, Genova, Roma e Bari. Negli scorsi incontri il ministro Carlo Calenda ha chiesto il ritiro della procedura di licenziamento collettivo: “Finora non è successo nulla”, spiega il segretario generale della Filcams Cgil torinese Elisabetta Mesturino, spiegando che la Carlson Wagonlit “sta lavorando da anni a una progressiva delocalizzazione nei Paesi dell'Est Europa, a partire dalle funzioni di finanza e tesoreria fino al servizio di biglietteria e servizi al viaggiatore”.

Nell’unico incontro finora avvenuto, il 15 febbraio scorso, la multinazionale ha ribadito l’intenzione di procedere alla dismissione. “Le scelte di Carlson Wagonlit Travel - ha spiegato la Filcams - introducono elementi di concorrenza al ribasso nel settore, che spingeranno i principali players a cercare la compressione del costo del lavoro con un circolo vizioso che dequalifica l'intero sistema”. Il sindacato ha “apprezzato l'intervento del ministro, molto netto e lucido rispetto alla situazione del settore, che si è detto disponibile a discutere di interventi utili al recupero della redditività dell'azienda, a patto che si mantengano le sedi sul territorio e che si ritiri la procedura di licenziamento avviata”.

Il ministro, in particolare, ha parlato della necessità “di riqualificare il settore anche con interventi formativi per aggiornare le competenze, e ha dichiarato che il ministero dello Sviluppo lavorerà anche sui committenti affinché inseriscano tra i criteri di selezione per i servizi di business travel/agenzie viaggi quello della collocazione del lavoro in Italia nel rispetto della normativa, come fatto per il settore dei call center”. Calenda, secondo la Filcams, ha quindi chiesto all'azienda “di ritirare la procedura di licenziamento collettivo, diversamente ha annunciato che farà valere una clausola sociale affinché i contratti gestiti a oggi da Cwt (aziende quali Ferrero, Burgo, Novartis, Generali, Barilla, Poltrona Frau, Credem, Samsonite) siano presi in carico da aziende che salvaguardino i livelli occupazionali”.

Per la Filcams Cgil, che si oppone con forza ai licenziamenti, la decisione della Cwt “non tiene conto delle caratteristiche del settore nel nostro Paese, dove, nonostante la digitalizzazione, è ancora importantissimo il rapporto con il territorio e dove le aziende chiedono un livello di servizio sempre più alto”. Il sindacato, infine, ricorda che la multinazionale ha “già chiuso le sedi di Firenze, Bologna e Padova, proseguendo così sulla strada dello spostamento di attività verso i Paesi dell'Est, in particolare in Polonia, alla ricerca di un costo del lavoro più basso, diminuendo quindi la forza lavoro in Italia, Francia e Spagna”.