“La nostra opinione è che la trattativa debba continuare. Abbiamo fatto delle proposte e vogliamo su quelle continuare a discutere”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, entrando stamani (giovedì 13 aprile) al ministero dello Sviluppo economico per l'incontro con il governo sul piano industriale di Alitalia. “Penso che esecutivo e azienda debbano fare di più” ha aggiunto, precisando che “non ci possono essere ultimatum anche perché le soluzioni devono essere condivise dai lavoratori”.

La scadenza fissata per trovare un accordo tra azienda e sindacati sul piano è infatti arrivata, ma ieri le distanze ancora ampie tra le parti hanno portato ad uno strappo nella trattativa: l'azienda ha sospeso il confronto e i sindacati hanno chiesto l'intervento del governo. In serata, poi, il ministro Carlo Calenda ha incontrato nuovamente il presidente designato dell'Alitalia, Luigi Gubitosi, con il quale c'è stato un approfondimento. Il governo ha assicurato che cercherà di fare tutta la pressione possibile perché si possano sciogliere gli ultimi nodi, “compatibilmente con il business plan dell'azienda”.

All'incontro con i leader di Cgil, Cisl e Uil, oggi, giorno della deadline, oltre a Calenda ci sono anche Delrio e Poletti. La data è stata fissata dagli azionisti per l'accordo con i sindacati, cui i soci hanno vincolato il finanziamento del piano. Sulla manovra finanziaria, però, resterebbero delle resistenze da parte delle banche azioniste, che avrebbero chiesto una garanzia dello Stato prima di un nuovo esborso di denaro. Intanto, tramontata l'ipotesi di un possibile intervento della Cassa depositi e prestiti, si starebbe sondando la possibilità di coinvolgere Invitalia. 

Sul fronte della trattativa sindacale, sempre ieri, l'azienda ha deciso unilateralmente di sospendere la trattativa. Il nodo è la controproposta unitaria messa a punto da sindacati confederali e sigle professionali sulla riduzione dei costi per il personale navigante, che l'azienda (che su questo capitolo resta sulla propria posizione, chiedendo tagli salariali dal 22 al 32%) ha respinto ritenendola insufficiente. Uno strappo che ha portato i sindacati a chiedere l'intervento della politica per sbloccare la situazione. Calenda da parte sua ha assicurato che si lavorerà per chiudere “fino all'ultimo secondo utile”.