Continua la protesta dei lavoratori dell’Alcoa di Portovesme. Come è noto lo scorso 22 agosto la multinazionale americana ha annunciato di voler smantellare l’impianto in via definitiva, gettando così ancora una volta i lavoratori in un incubo che, per la verità, va avanti da anni. I duecento lavoratori tra diretti e in appalto stanno preparando la trasferta romana del 13 settembre, giorno del previsto incontro al Mise – anche se non ancora annunciato ufficialmente – tra sindacati, governo e regione. In gioco c’è la conclusione di una lunga vertenza, iniziata nell’autunno 2012 con la cessazione dell’impianto. Una vertenza che riguarda un migliaio di posti di lavoro, tra diretti e indotto, e il destino dell’importante produzione di alluminio primario (derivante dalla lavorazione della bauxite

A Roma dovrebbe andare un centinaio di operai. "Stavolta - assicura Bruno Usai, dell'Rsu Alcoa e della segreteria Fiom Cgil - siamo pronti a restare a oltranza, finché non otterremo una risposta positiva o negativa". La questione è sempre la stessa. La svizzera Glencore si è detta disponibile a rilevare lo smelter con uno “sconto” sul prezzo dell’energia: 25 euro a megawattora per dieci anni. Le richieste sarebbero state in larga parte soddisfatte, ma la società non ha ancora sciolto le riserve. Si tratta, tra l’altro, di un prezzo tra i più bassi d'Europa e “sicuro” anche sul fronte comunitario, visto che l’Ue ha confermato che non si tratta aiuti di Stato). Gli svizzeri chiedono maggiori certezze sulla durata delle tariffe agevolate e questo sarebbe, dalle notizie che trapelano, il nodo della trattativa non ancora sciolto definitivamente.

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"Il tempo è scaduto, pretendiamo di sapere - ribadisce il sindacalista - anche perché entro dicembre moltissimi lavoratori perderanno l'ammortizzatore sociale". Si tratta di ben 200 persone che rimarrebbero senza reddito. In totale i lavoratori Alcoa in cassa integrazione sono 436: un terzo perderà l'assegno a dicembre, un terzo l'anno prossimo e un terzo a fine 2017; a questi lavoratori si aggiungono i circa 400 dell'indotto. 

Ai lavoratori è arrivata la solidarietà dei sindaci del territorio, che si sono detti disponibili a sostenere gli operai dopo un incontro che si è svolto della giornata di ieri (29/8) e durante il quale i sindacati hanno rivolto loro un vero e proprio, drammatico, appello: “La situazione sociale del territorio la conoscete benissimo - hanno detto i segretari sindacali di Fsm, Fiom, Uilm e Cub ai primi cittadini - siete i primi a toccare con mano il disagio degli indigenti. E la povertà estrema aumenterà di sicuro se Alcoa smantellerà. Sarebbe un colpo di spugna definitivo a 800 buste paga”. La riunione si è conclusa con l'impegno dei sindaci a sottoscrivere un documento condiviso sulla vertenza e sull'iniziativa di mobilitazione e la disponibilità delle organizzazioni dei metalmeccanici a partecipare anche ai consigli comunali dei diversi centri per chiarire i contorni della vertenza.

Articolo aggiornato giovedì 1 settembre