“Quel che bisogna fare da subito è chiedere un intervento del governo per salvaguardare l'interesse nazionale. Che significa proporre ad altri costruttori condizioni tali da attirare qui gli investimenti”. Intervistato da La Repubblica, Giorgio Airaudo, responsabile della Fiom per il settore auto, lancia una proposta che il quotidiano nel titolo sintetizza così “Fabbrica Italia non esiste più, vendiamo Mirafiori ai tedeschi”. Quei tedeschi “per i quali – spiega il segretario della Fiom – lavora il 30 per cento dell'automotive torinese. Hanno acquistato Giugiaro e Lamborghini. Ma ci sono anche i coreani ...”. Mirafiori venduta alla Volkswagen, gli chiedono? “Perché no? Magari. Se servisse a saturare gli impianti sarebbe una buona idea. Ed eviterebbe che i tedeschi vengano in Italia a fare shopping tra i marchi dell'auto senza garantire il lavoro agli stabilimenti italiani”.

Punto di partenza dell’intervista la fusione con Cnh International di Fiat Industrial e il trasferimento della sede legale. “Quando si fondono le società, come in questo caso o in quello di Fiat e Chrysler, si dividono gli investimenti. E quando le fusioni vengono fatte con società che operano in mercati più redditizi, come quello americano, il rischio è che gli investimenti maggiori vengano fatti in quei mercati”. Una migrazione degli investimenti che si evita “contrattando i prodotti al livello dei singoli Stati. Con Marchionne lo hanno fatto tutti, da Obama ai serbi. L'unico governo che non lo ha fatto è stato quello italiano. Monti ha addirittura dichiarato che è normale che un'azienda vada dove la porta il business. E infatti Fiat prima ha chiuso Termini Imerese (che resta suo ancora oggi) e ora si sta deitalianizzando”. “Dei 20 miliardi del piano Fabbrica Italia – ricorda Airaudo – ne abbiamo visti forse tre. Gli altri non sappiamo dove siano e ormai anche al Lingotto dicono che il piano Fabbrica Italia era solo una suggestione”.