Il tempo sta per finire, e anche la pazienza di sindacati e lavoratori della Aferpi (ex Lucchini). Che dopo lo sciopero di giovedì 16 febbraio, con corteo per le strade di Piombino (Livorno), sono pronti a mettere in campo addirittura lo stop generale di tutti i metalmeccanici italiani. Oggi (martedì 21 febbraio) Fiom, Fim e Uilm incontrano a Roma il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda per fare il punto della situazione e  chiedere a impresa ed esecutivo certezze sul piano industriale e sulle prospettive aziendali.

“È necessario che nell'incontro il governo assuma decisioni chiare, dando risposte definitive alle nostre rivendicazioni” spiegano Rosario Rappa e Mauro Faticanti (segretario nazionale e responsabile siderurgia della Fiom Cgil): “I lavoratori continuano a ribadire la necessità che vengano garantiti gli attuali ammortizzatori sociali, finanziato il piano industriale nella sua interezza e prorogati i tempi della legge Marzano oltre il prossimo 1 luglio”. Rappa e Fatiganti rimarcano che “gli impegni assunti dalle parti vanno mantenuti. La mobilitazione continuerà e s’intensificherà fino a quando tutti i lavoratori avranno ripreso l'attività”.

Un incontro importante quello di oggi (cui partecipano anche il commissario straordinario Piero Nardi, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il sindaco di Piombino Massimo Giuliani e il commissario dell'Autorità portuale competente Luciano Guerrieri), su cui ci si attendono spiegazioni e novità rispetto agli enormi ritardi fin qui maturati nell’attuazione del piano della Aferpi di rilancio del polo industriale (il cosiddetto “Progetto Piombino”, configurato nell'accordo di programma del 2014), che stanno provocando il lento spegnimento dello stabilimento. Ritardi che sono stati confermati nel vertice dell’8 febbraio scorso tra il ministro Calenda e il presidente della Cevital-Aferpi Issad Rebrab.

“Per noi è obbligo di verificare fino in fondo se il piano Cevital può andare avanti oppure no” scrivono i sindacati in una nota unitaria: “Uno dei criteri è garantire la continuità lavorativa, unica via per mantenere il mercato commerciale e gli strumenti di ammortizzatore sociale in essere”. Attualmente i 2.100 lavoratori di Aferpi e Piombino Logistic e gli oltre mille delle imprese di appalto sono in larga parte in cassa integrazione, Naspi o mobilità.

Se Cevital, prosegue il comunicato, presenta “il piano della siderurgia, lo smantellamento degli impianti e offre garanzie di continuità produttiva, si potrà andare avanti. Abbiamo un accordo di quattro anni di contratti di solidarietà e i lavoratori potranno utilizzarlo, con l'obiettivo di essere ricollocati tutti nel settore siderurgico, commerciale, logistico e agro-industriale”. Un accordo che Aferpi deve rispettare, in caso contrario “se ne assumerà la responsabilità politica e giudiziale”.

Per i sindacati tutti gli addetti “dovrebbero essere collocati entro il giugno 2019, per cui se i tempi non collimassero, tali ritardi non dovranno pagarli i lavoratori”. In conclusione, Fiom, Fim e Uilm ricordano che “se Cevital non presenterà alcun piano, allora dal 24 marzo l'unico l'interlocutore credibile sarà il governo, il quale deve sapere che Piombino deve tornare a colare acciaio. Qualunque altra soluzione che non passi da questa condizione significherà per Piombino mettere in discussione il futuro e condannarlo a un infinito periodo di difficoltà sociali ed economiche”.