La vertenza Ast è arrivata ad uno snodo decisivo. Giovedì 4 settembre, al tavolo del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, ThyssenKrupp dovrà chiarire, davanti al governo, ai sindacati e alle istituzioni locali, se intende tirare dritto sulla strada dei tagli e dei licenziamenti, oppure se è disposta a fare un passo indietro, rimettendo in discussione quel piano industriale che, come hanno denunciato da subito i sindacati, di industriale ha ben poco e rischia di sancire l’inizio di un declino irreversibile per la più importante industria di acciai speciali del paese e per il più grande insediamento produttivo dell’Umbria.

Quello di Tk è infatti un piano che ricorda molto le politiche di austerità che negli ultimi anni hanno trascinato l’Europa e l’Italia sempre più in basso: l’idea dei tedeschi, che hanno intenzione di vendere entro due anni le acciaierie ternane, è quella di riportare in attivo il bilancio, per rendere più appetibile l’impianto per i compratori. Ma per fare questo, non intendono perseguire un rilancio del sito, non hanno in mente investimenti o nuove politiche commerciali: la loro strategia consiste semplicemente nel tagliare i costi il più in fretta possibile, spegnendo uno dei due forni fusori (quindi dimezzando di fatto la capacità produttiva) e mettendo in mobilità 550 lavoratori, senza pensare tanto alle conseguenze a medio termine di queste scelte.

“In queste settimane, accanto ad una straordinaria mobilitazione (culminata con il blocco dell’autostrada del Sole) abbiamo messo in campo un’intensa azione diplomatica per far capire al governo cosa comporterebbe il piano di Thyssen per Ast, per Terni e per l’Italia – dice Claudio Cipolla, segretario generale della Fiom di Terni – ci auguriamo che il governo abbia capito la gravità della situazione e la portata della sfida che ha di fronte”.

Il punto centrale sul quale i sindacati hanno cercato di sensibilizzare l’esecutivo è il fatto che Thyssen, come più volte dichiarato, non è più interessata alla produzione di acciai speciali. Dunque, al tavolo di confronto il ministro Guidi si troverà davanti una multinazionale che non ha interesse a dare prospettive al sito ternano. “Ma Ast è un sito strategico per il paese – insiste Cipolla – visto che l’Italia, dopo la Germania, è il secondo paese utilizzatore di acciai speciali in Europa. Un mercato da 960mila tonnellate annue, delle quali, attualmente, 350-380 vengono da Terni”. E’ evidente, dunque, che indebolire e, in prospettiva, portare Ast verso un ruolo marginale, costringerebbe l’Italia a diventare un paese totalmente importatore di questa materia prima, fondamentale per tutta l’industria meccanica del paese. “Ecco perché diciamo che in questa partita è in gioco un pezzo importante del futuro industriale del paese – insiste Cipolla – e ci aspettiamo che il governo pretenda di discuterne con un soggetto che abbia intenzione di produrre, di investire, di puntare sul futuro di Terni e non con chi vuole solo vendere e fare cassa”.

Insomma, difendere oggi l’integrità di Ast per consentirne un rilancio nell’immediato futuro, con l’ingresso di nuovi soggetti che intendano produrre acciaio, sfruttando appieno un impianto dalle grandi potenzialità come è quello di viale Brin: questa dovrebbe essere la strategia italiana nella vertenza ternana.

Ma è evidente che molto dipenderà dall’atteggiamento con cui ThyssenKrupp si siederà al tavolo, dopo un’estate di forti tensioni, in cui l’azienda è andata avanti a testa bassa, incontrando la dura reazione di lavoratori e sindacati che ha portato al momentaneo congelamento del piano, in attesa appunto del tavolo di giovedì.

“Noi saremo a Roma naturalmente – conclude Cipolla – con un presidio di 4-500 lavoratori per far sentire ancora una volta la nostra presenza, consapevoli che probabilmente la vertenza sarà ancora lunga e complicata. Di certo, come abbiamo già dimostrato, se le cose non dovessero prendere la giusta piega, siamo pronti a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per difendere la nostra fabbrica e il nostro futuro”.