Sciopero e presidio oggi (lunedì 18 dicembre) dei lavoratori Abb di Genova Sestri Ponente. A novembre Abb ha ufficializzato l’intenzione di cedere un proprio ramo d’azienda al gruppo saudita Arkad Engineering and Construction Co., specializzato nel settore “oil and gas”, attualmente privo di insediamenti produttivi in Italia e nel resto dell’Europa. Tale processo coinvolge oltre 200 lavoratori Abb, impiegati presso le sedi di Sesto San Giovanni (Milano) e Genova Sestri Ponente.

Nonostante le richieste sindacali di sospendere la procedura di cessione, per verificare insieme ai soggetti coinvolti la trasparenza e le prospettive di sviluppo di questa operazione, tale procedura è stata avviata e si è ormai conclusa. Le Rsu e il Coordinamento sindacale nazionale Abb, intercettando “la preoccupazione dei colleghi e la necessità di un approfondimento serio e costruttivo, hanno ottenuto dal ministero dello Sviluppo economico la possibilità di continuare la discussione presso la sede ministeriale”. L’azienda, dal canto suo, pur presenziando agli incontri, continua a “mantenere una posizione rigida e inflessibile, determinata a chiudere la faccenda entro fine anno. Questo comportamento è per noi inaccettabile. In ballo c’è il futuro di centinaia di lavoratori Abb e di molti altri lavoratori che, all’ombra della grande multinazionale, svolgono la propria attività presso le aziende dell’indotto”.

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Rsu e sindacati rimarcano che già “in passato altre cessioni ed esternalizzazioni hanno provveduto a ‘smagrire’ le sedi genovesi di Abb. Talvolta queste operazioni si sono concluse malamente, e il conto da pagare per i lavoratori è stato drammatico. Non vogliamo che tutto ciò si ripeta”. Rsu e sindacati chiedono “anche alle istituzioni locali di intervenire tempestivamente nei confronti di Abb affinché sia sospesa l’operazione in corso fino a quando non avrà luogo presso il ministero dello Sviluppo economico il confronto con la società acquirente, auspicando che questa sia in grado di chiarire ogni dubbio su un’operazione che rischia di rappresentare un ennesimo tassello del disimpegno industriale a Genova da parte di una grande multinazionale”.