da Rassegna sindacale Cè una grande preoccupazione che accomuna i sindacati e le Regioni, le quali hanno la responsabilità concreta di gestire i servizi e le prestazioni in sanità per i cittadini: da anni la politica continua a ridurre le risorse disponibili per il Servizio sanitario nazionale, togliendo carburante a un mezzo che deve fare un viaggio molto impegnativo. Lo afferma ai microfoni di RadioArticolo1 il responsabile dell'area salute e welfare della Cgil nazionale, Stefano Cecconi. Per questo aggiunge abbiamo avanzato la proposta di garantire una soglia sotto la quale non è possibile andare, nemmeno nei momenti di crisi, cosa che invece è avvenuta in questi anni. Non è accettabile, anche perché l'Italia continua a investire molto di meno rispetto ad altri Paesi europei, e non solo, pur avendo risultati che rimangono ancora incredibilmente buoni, tutto sommato. Tra le altre cose, aggiunge, abbiamo condiviso con i presidenti delle Regioni la necessità di aprire un tavolo specifico sul personale che è già in sofferenza e calerà ancora di più per effetto di quota 100, senza dimenticare il capitolo dei rinnovi contrattuali. Continuando a parlare del Patto per la salute, in discussione tra governo e Regioni, la differenza sottolinea Cecconi sta nel fatto che mentre lesecutivo continua a ignorare il rapporto con il sindacato, le Regioni molto più pragmaticamente hanno colto questa opportunità. Abbiamo recuperato alcuni capitoli del Patto per la salute, decidendo quali devono essere le priorità a partire dal potenziamento della rete dei servizi nel territorio, che continua a essere una specie di chimera. Va tradotto invece concretamente in standard e indicatori di funzionamento, perciò abbiamo chiesto e convenuto con le Regioni l'emanazione di un decreto ministeriale che, esattamente come per gli ospedali, dia forza, dignità e struttura alla rete dei servizi nel territorio. Altro punto cruciale riguarda il delicato tema della non autosufficienza: Su questo dobbiamo provare a identificare un percorso comune, mettendo in ordine quello che oggi è frammentato in tutto il Paese.