Con la lettura di un estratto del documento che nel 1903 istituiva la locale Camera del lavoro, la segretaria generale della Cgil Rimini Isabella Pavolucci ha aperto il suo saluto al XIX congresso. Un breve intervento, che ha passato in rassegna alcuni temi di stretta attualità (dalla “repressione delle donne in Iran e Birmania” alle “politiche inique dell’ultima legge di bilancio”), per poi concentrarsi sul compito di quest’assise. “Un congresso fondamentale – ha detto – per consegnare al Paese un progetto e un modello di stato sociale, riaffermare il concetto dell’universalità dei diritti, soprattutto dare speranza alle nuove generazioni”.

La parola è poi passata al sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad. “La città ha una tradizione come spazio di libertà e di apertura al confronto”, ha affermato il primo cittadino, augurandosi che “il congresso della Cgil sia uno snodo nel quale la classe politica possa trovare un percorso comune”. Sadegholvaad ha poi dichiarato di volersi riconoscere in un Paese dove “il lavoro significa mettere assieme sindacati, imprese sane e pubblica amministrazione efficiente” e dove non si consideri “l’investimento nella sanità un orpello sacrificabile per far quadrare il bilancio dello Stato”.

Di ampio respiro il saluto del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Dopo aver ricordato che “questa è la terra del ‘patto per il lavoro e il clima’, che da otto anni permette la condivisione delle scelte strategiche con le parti sociali”, Bonaccini ha poi affrontato questioni più attuali. Tra i tanti temi affrontati, da segnalare è quello su salari e fisco: “Non serve la flat tax, serve invece tagliare il costo del lavoro, rendere più conveniente stipulare un contratto di lavoro stabile rispetto a uno precario. Serve alzare le buste paga e anche le pensioni, e contrastare la condizione di precarietà di ragazzi e ragazze, anche per dare un futuro ai nostri figli”.

L’ultimo saluto prima della relazione del segretario generale Cgil Landini è stato quello della vice presidente del Senato Anna Rossomando. “In questi ultimi anni – ha detto con rammarico – i diritti, le aspettative e i bisogni del mondo del lavoro non sempre sono stati al centro dell’attività legislativa”. Rossomando ha poi elencato quelle che dovranno essere le priorità del Parlamento, a partire “dall’innalzamento dei salari, perché gli italiani hanno i salari più bassi d’Europa”. E poi l’introduzione di un salario minimo agganciato alla contrattazione, la lotta alla precarietà, una legge sulla rappresentanza sindacale e un deciso stop ai contratti pirata: “Su questi temi si potranno anche diversità di vedute, ma devono essere al centro dell’agenda parlamentare”.