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“Non ritirare la scheda è come dire che si va a messa, ma poi non si va più in chiesa. Mi sembra una cosa simile, credo che sia un po’ sorprendente, perché di fatto vuol dire non andare a votare, questa è la sostanza”. Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a margine della visita nell’azienda Centro Studi e Ricerche di Farmalabor, a Canosa, in provincia di Barletta-Andria-Trani.
Nel giorno della festa della Repubblica la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è tornata a parlare di referendum comunicando che si recherà alle urne ma non ritirerà le schede. Una possibilità prevista dall’ordinamento ma che di fatto equivale all’astensione.
La risposta di Landini arriva dalla Puglia dovesi trova per il tour in sostegno dei referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro, sicurezza e cittadinanza. Il leader sindacale ha poi proseguito: “E tutto ciò accade proprio nel giorno in cui si celebra la Festa della Repubblica, una Repubblica che è stata sancita da un referendum nel nostro Paese, e che per la prima volta ha visto un suffragio universale, con la partecipazione anche delle donne al voto, e l’elezione dell’assemblea costituente. Credo che sia un atto un po’ irresponsabile, che nei fatti assume un significato ben preciso: non cambiare assolutamente nulla”.
Vuol dire, ha proseguito Landini, “che tutto ciò che oggi esiste, dalla precarietà al sistema dei subappalti, le cose che noi vogliamo cambiare, in realtà non cambiano. Significa avere paura di andare a votare e difendere in realtà le proprie idee. Questo è un tentativo, in un qualche modo, per non rendere valido il referendum. Trovo – ha concluso – questa posizione sorprendente e paradossale”.