Cambiare il modello di sviluppo seguendo alcune priorità. Intervenire innanzitutto sul dissesto idrogeologico, che come noto in Liguria produce enormi danni anche dal punto di vista produttivo, perché nessuna azienda investe su un territorio fragile e che spesso è difficile da raggiungere, per prevedere, prevenire e arginarne gli effetti. E poi sul patrimonio edilizio, che è il più vecchio d’Italia, attraverso un efficientamento energetico che riduca l’impatto delle emissioni di gas serra in atmosfera. Le proposte della Cgil Liguria per l’impiego dei fondi del Recovery Fund vanno a favore del territorio, della popolazione e dell’ambiente, tenendo ben presente al centro il lavoro.  Per portarle avanti ha chiesto da tempo al presidente Giovanni Toti di poter partecipare alla discussione sull’utilizzo dei fondi messi a disposizione dall’Europa, ma il presidente ha scelto di non confrontarsi con il sindacato.

“Invece ha deciso di confrontarsi solo con i comuni, usando questa occasione per promettere interventi a pioggia in una logica clientelare – spiega Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria -. La nostra regione rischia di sprecare un’occasione e questo non se lo può permettere. Vale per tutto il Paese, che ha bisogno di risorse e dovrebbe sfruttare al meglio questa opportunità. A livello nazionale la discussione sul Ricovery Fund tradisce la difficoltà del governo a confrontarsi con le parti sociali, lo stesso accade a livello locale”. E in effetti dalla discussione con i comuni è venuto fuori un piano da 25 miliardi di euro, una cifra spropositata se si pensa che a le risorse complessive destinate all’Italia ammontano a 209 miliardi.

“È evidente la strategia della Regione: cerca di blandire chi ha partecipato alla rielezione della maggioranza in consiglio regionale, salvo poi, quando le risorse non arriveranno, incolpare il governo – aggiunge Vesigna -. Anche la ripartizione degli interventi appare incongruente”. Tra i criteri per l’assegnazione dei fondi, l’Europa indica infatti che circa il 60 per cento deve essere destinato alla digitalizzazione e alla transizione ecologica. Il Recovery in salsa ligure destina a questi due capitoli solo il 12,5 per cento, mentre il resto andrebbe in infrastrutture, quindi strade, ponti e interventi dei quali la Liguria ha certamente bisogno, ma alle quali non sono destinati questi specifici fondi, almeno non in questa proporzione.

L’altro fronte è quello sanitario. Le risorse a livello nazionale ammontano a 9 miliardi di euro da investire in innovazione e digitalizzazione, in Liguria questo si traduce in costruzione di ospedali, mischiando capitoli di spesa e destinazioni d’uso delle risorse. Che la Regione stia facendo campagna promozionale anche con i fondi europei è evidente anche nella poca cura della bozza di progetto nel quale sono presenti opere già finanziate: è il caso dell’ospedale di Imperia e della gronda di Levante, la bretella di collegamento autostradale tra la A12 e la A7, entrambi appunto già finanziati.