L’intelligenza artificiale, l’analisi dei dati, il cloud, in generale le nuove tecnologie non sono mai neutre dal punto di vista ambientale. Quali sono gli strumenti digitali che possono abilitare pratiche di rigenerazione e riqualificazione, ma anche modelli di realizzazione dei luoghi che rispondano a maggiore efficienza, sostenibilità anche ambientale ed inclusione? Insomma, dobbiamo ragionare di quali siano i benefici reali che controbilancino l’impatto ambientale delle nuove tecnologie con benefici diffusi per la collettività.

Queste tecnologie abilitanti, come lo stoccaggio e l’analisi dei big data o IoT and Simulations, possono convergere all’interno dei cyber physical systems. Di cosa si tratta? Un sistema ciberfisico altro non è che un sistema informatico in grado di interagire in modo continuo con il sistema fisico in cui opera. Parliamo dunque di sistemi modulari perfettamente in grado di simulare virtualmente e in tempo reale un qualsiasi ambiente fisico grazie a un massiccio utilizzo di sensori ed attuatori. 

Cosa sono le digital twin?

Parliamo del concetto di città gemella virtuale, o meglio digital twin, un modello che può aiutare a monitorare meglio i vari aspetti di un centro urbano, e non solo, e renderlo più efficiente. In cosa consiste? In una rappresentazione digitale creata sulla base di dati, che riproduce fedelmente ogni dettaglio urbanistico ed è in grado di mostrare le conseguenze di qualunque possibile modifica, rivelando predittivamente che cosa accadrebbe nel mondo reale, dal traffico alle emissioni inquinanti, e consentendo così di apprestare soluzioni preventive e simularne l’applicazione per valutarne gli esiti. Qualcosa di molto simile alle città di SimCity o ai modelli virtuali e tridimensionali di certi film di fantascienza, in cui anziché guardare una mappa, qualcuno osserva futuristiche e interattive rappresentazioni tridimensionali.

Parola chiave: inclusione sociale

La strada da fare è però ancora lunga, sia perché i dati di cui le città digitali hanno bisogno devono essere tantissimi, precisi e aggiornati, sia perché i modi di pianificare le città possono essere molto diversi tra loro. Noi le pensiamo in un’ottica di innovazione, inclusione sociale e sostenibilità ambientale, e dunque dobbiamo identificare il campo d’azione da cui far partire il processo diagnostico, la necessaria acquisizione dei dati e, primariamente, l’identificazione dei portatori di interesse da coinvolgere nel processo. Di certo si pone il tema di adottare piattaforme digitali per la raccolta di tutti i dati utili, ma è dirimente anche capire quali siano gli indicatori ritenuti rilevanti e prioritari rispetto alla città, al luogo che vogliamo.

Quanto inquina una metropoli?

Affrontare con la tecnologia il tema della transizione green è uno degli elementi, per noi, di primario interesse. Ad esempio, sappiamo che le grandi aree urbane sono responsabili del 70% delle emissioni inquinanti mondiali. La popolazione peraltro è in continua crescita e ben presto le stesse infrastrutture di cui disponiamo potrebbero arrivare al collasso. Allora utilizzare modelli virtuali che consentano di prevedere interventi per prevenire e risolvere le criticità può essere fondamentale. 

Un gemello digitale, ad esempio, può analizzare il sistema di riscaldamento o condizionamento di un edificio o di un gruppo di edifici e capire quale sia il suo utilizzo da parte degli utenti e, nel contempo, valutare gli orari di punta negli spostamenti del traffico provando a proporre soluzioni utili. Poter effettuare una serie di misure e simulazioni predittive sia in tema di progettazione urbanistica che di impatto ambientale – così come di produzione e di manutenzione – comporta ovviamente una maggiore efficienza e un serio risparmio di costi.

Il ruolo della blockchain

Se poi integriamo i dati raccolti con la tecnologia blockchain creiamo registri e archivi che possono essere una risposta al tema della partecipazione dei portatori di interessi e, nel contempo, di sicurezza di stoccaggio dei dati. Tecnicamente, una volta raccolti tutti i dati ritenuti necessari, si tratterà di prevedere una presentazione semplificata delle analisi e, in base agli indicatori di monitoraggio scelti, valutarli grazie a cruscotti di controllo dinamici.

Dunque dal punto di vista tecnico, grazie all’uso dei gemelli digitali, si dovranno adottare decisioni capaci di fornire ai decisori una mappa dello stato di digitalizzazione del territorio e insieme i necessari strumenti di governo del percorso di trasformazione digitale. Contestualmente verranno forniti ai decisori tutti i restanti dati che ineriscono dallo stato dell’aria alla mobilità, così come l’inurbamento o lo stato degli edifici, e tutto quanto si possa immaginare sia sensorizzabile e rilevabile, così da consentire di assumere decisione negli ambiti più diversi tipi i dell’amministrazione dei luoghi. È del tutto evidente, come ogni volta in cui si tratta il tema della tecnologia, che il come fare non è tema apolitico.

Chi decide gli indicatori rilevanti? 

Chi decide come e cosa progettare? Chi detiene il controllo e la possibilità di analisi dei dati? E dunque chi immagina la città del futuro e le azioni del presente? E, soprattutto, di chi sono i dati che vengono raccolti, quale il grado di trasparenza del loro possesso, quale la consapevolezza da parte dei cittadini della raccolta di alcuni specifici dati? Non dimentichiamo che in Europa vige il Gdpr con tutte le giuste tutele del caso, che comporterà la necessità di decisioni e pratiche accurate in merito alla raccolta ed all’utilizzo dei dati. Contestualmente si apre il tema della cybersicurezza, tema da tenere costantemente presente quando si approntano soluzioni di questa natura. Possiamo però dire che un portale Open Data che consenta l’accessibilità alle fonti è fondamentale tanto quanto la pubblicazione dei dati dell’amministrazione anche sulla base delle necessità, ad esempio, delle imprese che operano sul territorio.

Qualche esempio: Singapore, Zurigo

Singapore rappresenta oggi il progetto più avanzato. Parliamo di una città Stato di oltre cinque milioni di abitanti che vivono su una superficie di circa 800 chilometri quadrati. Qui è già stato realizzato un modello partendo da oltre 160 mila immagini aeree, cui sono stati sommati miliardi di dati (che occupano più di 100 terabytes). Il modello consente una mappatura quasi millimetrica della città, fino al dettaglio di facciate e finestre, e dunque può valutare l’impatto di un nuovo edificio ma anche esercitare un controllo quasi capillare persino dei singoli.

Nella città di Zurigo, dove si stima che la popolazione crescerà di circa 280 mila persone entro il 2040, la normativa urbanistica del Cantone, per evitare un ulteriore consumo di suolo, ha creato un gemello digitale ponendosi un obiettivo: che l’80% di questa crescita  avvenga attraverso la densificazione di aree già urbanizzate. Per questo si è dotata come modello di studio di un modello geospaziale del terreno, edifici, strade, persino del clima, utilizzando dati aperti alla base dell’infrastruttura del gemello digitale.

E nel nostro Paese? Il caso di Bologna…

La città italiana nella quale hanno preso avvio le premesse per la sperimentazione del primo digital twin urbano è Bologna, attraverso la collaborazione tra l’Università e l’amministrazione cittadina, proprio con l’intento di ottimizzare e progettare provando a fornire nuovi servizi ma anche a coinvolgere cittadine e cittadini. Perché parliamo di modelli e di partecipazione? Perché sappiamo ormai che la tecnologia può amplificare o anche solo riprodurre discriminazioni. Dunque anche la raccolta, il processo e l’analisi dei dati che potrebbero aiutare a costruire le nostre città rischiano di non tenere sufficientemente conto ad esempio dell’esperienza delle donne. 

… e il progetto di Napoli

Se un digital twin è la riproposizione virtuale di una realtà fisica ma i dati non sono neutri, cosa significa pensare e progettare un digital twin consapevole dal punto di vista di genere? Anche per questo abbiamo pensato, insieme alla Cgil Napoli e Campania, di somministrare un questionario che evidenzi le differenze di genere in tema di mobilità, percezione dei luoghi, accessi al digitale, per farne base di una piattaforma rivendicativa utile anche ai fini della possibile costruzione di modelli virtuali di monitoraggio e progettazione.

«Destination Earth»

Mentre ragioniamo di come utilizzare a fini di analisi e contrattazione le tecnologie emergenti, anche l’ Europa lancia un ambizioso progetto chiamato “Destination Earth”, un gemello digitale del Pianeta Terra per supportare la transizione verde, prevedere il degrado ambientale e sostenere le relative scelte politiche degli Stati membri. Una visuale più alta che necessiterà comunque di ogni singola contrattazione e di ogni singolo intervento territoriale.

Cinzia Maiolini è responsabile Ufficio 4.0 Cgil

-> SPECIALE IDEA DIFFUSA n.03/2022 LE CITTÀ NELLA TRANSIZIONE