L’ultimo intervento proposto dalla Commissione europea per affrontare l’emergenza Covid-19 è rappresentato dal programma Next generation Eu. Un programma inteso a rafforzare il prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021-2027, portandolo a una cifra record di 1.850 miliardi (pari all’1,81% del reddito nazionale lordo dell’intera Ue). Cifra mai raggiunta dai precedenti bilanci pluriennali dell’Unione europea. La Commissione ha stimato che l’effetto leva prodotto dal bilancio pluriennale dell’Ue dovrebbe attivare circa 3.100 miliardi.

L’intenzione della Commissione è di predisporre una serie d’interventi in grado di garantire una rapida ripresa guidata dal principio della solidarietà, della coesione e della convergenza, in grado di accelerare quella che rappresenterà la principale priorità dell’Ue: la transizione gemella verso l’economia verde e digitale. In tale contesto, il finanziamento degli investimenti per la ripresa dovrà essere in linea con quelli che rappresentano gli obiettivi politici in termini di digitalizzazione, decarbonizzazione e sostenibilità.

Per comprendere la portata dell’impegno assunto dall’Unione, vale la pena considerare il fabbisogno finanziario della doppia transizione. La Commissione ha stimato (in via cautelativa e quindi per difetto) che il volume d’investimenti necessari per il raggiungimento della doppia transizione sia di 595 miliardi annui (1.190 miliardi per il biennio 2020-2021) così ripartiti: 470 miliardi annui di investimenti per conseguire il raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali del 2030 (di cui 240 miliardi annui di investimenti per gli attuali obiettivi climatici energetici del 2030, 100 miliardi annui di investimenti per adeguamento del sistema dei trasporti e 130 miliardi annui per gli obiettivi ambientali) e 125 miliardi annui per assicurare la trasformazione digitale nell’Unione Europea.

Per il biennio 2020-2021, il fabbisogno finanziario della doppia transizione richiederà un volume di investimenti pari a 1.230 miliardi: 940 miliardi per assicurare la transizione climatica; 250 per assicurare quella digitale; cui si aggiungeranno 40 miliardi di investimenti per garantire l’autonomia dell’Ue nelle catene del valore strategiche. A questo volume d’investimenti (1.230 miliardi) si aggiungeranno 1.046 miliardi necessari - per il biennio 2020-2021 - per colmare il gap d’investimenti che era stato stimato prima della crisi Covid-19. Quindi, per il biennio 2020-2021, occorrerà attivare un volume d’investimenti complessivo pari a 2.276 miliardi.

Per riuscire a colmare questo fabbisogno finanziario - solo parzialmente -, l’Ue potrà contare su un complesso di interventi formato da: il dispositivo per la ripresa e la resilienza, formato da 560 miliardi, di cui 310 per le sovvenzioni e 250 per i prestiti. Il dispositivo sarà indirizzato a sostenere quegli investimenti individuati dai singoli Stati membri dell’Ue attraverso il processo del semestre europeo, i piani nazionali climatici ed energetici, i piani per la transizione giusta, i programmi operativi e gli accordi di partenariato dei fondi europei; con la nuova iniziativa Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (React Ue) la Commissione fornirà un fondo di 55 miliardi, cui si aggiungono gli incrementi previsti per il fondo per una transizione giusta fino a 40 miliardi per sostenere la transizione verso la neutralità climatica e rafforzare il bilancio del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale di 15 miliardi per sostenere le zone rurali a introdurre i cambiamenti strutturali richiesti dal Green deal europeo, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi della nuova strategia sulla biodiversità e quella ‘dal produttore al consumatore’.

Fondi, questi, che dovrebbero essere già disponibili per il triennio: 2020-‘22; viene introdotto un nuovo strumento di sostegno alla solvibilità per imprese in difficoltà a causa della crisi Covid-19 per aiutarle nella loro trasformazione verde e digitale di 31 miliardi, questo aumenterà il livello di garanzia Ue nell’ambito dell’attuale quadro finanziario di 66 miliardi, consentendo - per effetto di una leva finanziaria - di mobilitare fino a 300 miliardi di investimenti stimati; il rafforzamento di InvestEu di 15,3 miliardi e la costituzione di un nuovo dispositivo per gli investimenti strategici  di 15 miliardi attraverso il gruppo della Banca per gli investimenti europei (Bei) e le banche di promozione nazionali, indirizzato ad investimenti per infrastrutture sostenibili, ricerca e innovazione e digitalizzazione, piccole e medie imprese, azienda a media capitalizzazione, sviluppo di catene del valore forti e resilienti, quali infrastrutture critiche, tecnologie verdi e digitali, assistenza sanitaria e rafforzamento del mercato unico.

Il rafforzamento dei due strumenti dovrebbe portare il totale degli investimenti di InvestEu a 30,3 miliardi, consentendo un livello di garanzia di 72 miliardi e un effetto leva finanziaria in grado di generare un investimento complessivo stimato di 400 miliardi.

E poi un nuovo programma sanitario per 9,4 miliardi  in sovvenzioni per la sicurezza sanitaria e le attività di prevenzione, diagnosi e cura; il rafforzamento del meccanismo di protezione civile RescEu, attraverso sovvenzioni e appalti per 3,1 miliardi per infrastrutture per crisi sanitarie e attività di collaborazione dei sistemi sanitari degli Sm dell’Ue; il rafforzamento dei programmi per ricerca, innovazione in materia di salute e clima con un totale di 94,4 miliardi per Orizzonte Europa; un totale di 8,2 miliardi per il programma Europa digitale per potenziare le ‘ciberdifese’ dell’Ue e sostenere la transizione digitale; un fondo europeo per lo sviluppo sostenibile per il sostegno dei paesi partner nei Balcani occidentali, nel vicinato e nel resto dell’Africa all’interno dello strumento di cooperazione e sviluppo internazionale di 87 miliardi.

L’emergenza Covid-19 ha aggravato il gap degli investimenti europei (soprattutto privati) in un momento in cui l’Ue aveva deciso di intraprendere un cruciale processo di transizione verso l’economia verde e digitale. Next generation Eu e il nuovo Qfp 2021-27 rappresentano la volontà, da parte della Commissione e del Parlamento dell’Ue, di continuare questo percorso di transizione, si spera che questo non sia frenato dalle decisioni, che il Consiglio, dovrà formulare nelle prossime settimane.

Stefano Palmieri, Area Politiche europee e internazionali della Cgil nazionale e presidente sezione economica Comitato economico e sociale europeo (Cese)