La sentenza che condanna Mimmo Lucano a 13 anni e due mesi di carcere e i mal di pancia nella destra si dividono le prime pagine pagine dei quotidiani italiani di oggi. “Una sentenza agita i partiti”, si legge sul Corriere della sera, mentre la Repubblica titola: “La destra in crisi di nervi”. La Stampa apre con “Lucano: io trattato come un mafioso”; il Manifesto con: “Ingiustizia è fatta”; il Fatto quotidiano sceglie: “Salvini è radioattivo, non lo vuole più nessuno”. In altra direzione la prima pagina del Sole24Ore: “Fisco, taglio al cuneo già in primavera”, mentre il Messaggero sceglie la campagna elettorale romana: “Roma, ultima sfida in piazza”.

Interviste
Sul Corriere della sera, a pagina 11, Carlo Macrì intervista proprio l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, che dice: “In effetti è stata una condanna senza precedenti. Sono arrabbiato e deluso per un verdetto che ritengo ingiusto sotto ogni profilo. Quello che più mi fa rabbia, pero, e che è stata attaccata la mia moralità. Io sono un uomo specchiato e onesto, non ho neanche i soldi per pagare i miei avvocati. Anche la politica si è divisa. Su Riace la politica si era già divisa nel 2015. Gli ideali della destra hanno preso il sopravvento e anche la sinistra non è stata all'altezza di porre un rimedio. Salvini all'epoca s'intestò la battaglia contro gli immigrati e si schierò apertamente contro i diritti umani”. E ancora: “Rifarei tutto. Anche il tentativo di prolungamento dell'asilo politico per la giovane immigrata Becky Moses, trasferita a forza da Riace e morta bruciata nella tendopoli di Rosarno, qualche mese dopo. Uno dei reati che mi hanno contestato è stato proprio questo, aver tentato di trattenere la giovane a Riace”.

Sulla Repubblica, invece, a pagina 15 Daniele Mastrogiacomo pone delle domande all'ex premier brasiliano Luis Inácio Lula da Silva. “Bolsonaro è andato all'Onu per raccontare una bugia – si legge -. Una fantasia. Ha descritto un Brasile che esiste solo nella sua testa. Ha parlato per il suo pubblico che è formato da milizie e da neofascisti. Poteva dire all'Onu una verità che si coglie tutti i giorni: 15 milioni di disoccupati, 30 milioni che soffrono la fame. Quando abbiamo governato noi, nel pieno della crisi della Lehman Brothers, il Brasile era rispettato, eravamo protagonisti sul tema ambientale. Ne siamo usciti a testa alta. Tutto questo è stato cancellato da Bolsonaro”. E poi: “È accaduto anche da voi quando a scegliere è il popolo. Perché quando c'è democrazia la gente vota anche sulla base della quantità e qualità dell'informazione offerta. In Brasile la destra estrema ha vinto per la diffusione costante di bugie. Il mio partito poteva trionfare anche una quinta volta. Questo, ad alcuni settori economici e finanziari anche internazionali, dava fastidio. In che senso? C'è stata una chiara strategia dietro quello che è accaduto. Bisognava interrompere il processo economico del nostro governo. Si volevano privatizzare i grandi poli energetici, le industrie strategiche, lo stesso Banco del Brasile. Da tempo si era creato uno spazio sui mercati per portare a termine questo progetto”.

Sulla Stampa, a pagina 16, Paolo Mastrolilli intervista Anthony Blinken, segretario di Stato Usa. “Negli ultimi due giorni abbiamo visto Usa e Ue lavorare strettamente insieme come non mai - si legge - , affrontando sfide che hanno un effetto diretto sulle vite dei nostri cittadini. Lo abbiamo fatto con uno spirito non solo di cooperazione, ma mirato ad ottenere risultati concreti. Perciò ora abbiamo questo processo del Ttc, dove lavoriamo a livello di ministri, ma anche con dieci gruppi di lavoro che dialogano ogni settimana per fare progressi. Il punto fondamentale è questo: quando Usa e Ue uniscono le forze, su temi come commercio e tecnologia, abbiamo una straordinaria capacità di dare forma a quanto avverrà nel futuro, le regole, le norme, gli standard che decideranno come avverranno i commerci e come saranno usate le tecnologie. Quando hai quasi la metà del Pil mondiale che lavora a questo scopo, sulla base deivalori democratici condivisi, è una cosa molto potente. La dichiarazione che abbiamo pubblicato contiene diverse iniziative concrete, dall'intelligenza artificiale ai semiconduttori, il controllo delle esportazioni e degli investimenti, le pratiche distorte delle economie non di mercato. Ci incontreremo nuovamente il prossimo anno, ma i nostri team lavoreranno costantemente per arrivare a posizioni condivise, ed usare il nostro peso collettivo allo scopo di dare forma al futuro”.

Editoriali e commenti
Il caso Lucano domina anche gli editoriali di oggi. Sul Sole24Ore il fondo è affidato a Natalino Irti, che scrive: “Al destino degli Stati e delle società preme l'applicazione delle legge, di queste regole non assolute né perenni, né garanti di verità né assicuratrici di pura giustizia, che tuttavia tengono insieme gli uomini, li sollevano a membri di comunità organizzate, e li accompagnano nel corso del tempo, partecipi, anch'esse, della loro infinita e tragica insoddisfazione. Né sentenze di magistrati né volumi di dottrina giuridica sono opere di rigorosa storiografia, ancorché possano offrire agli storici futuri indici e prove di climi culturali e ideologici. Ma sono, e debbono essere, opere di severa applicazione della legge: severa, si vuol dire, anche nell'osservare i limiti dell'indagine ed i vincoli del giudizio, che restringono e determinano l'orizzonte del singolo processo. Al di là del quale, le sentenze si presentano come atti arbitrari e sovvertitori delle sfere costituzionali”.

Sulla prima del Corriere della sera, invece, firma Goffredo Buccini. Si legge: “Ecco, lo gnommero gaddiano forse s'ingarbuglia proprio qui: prendete un uomo semplice che, umilmente, comincia a dare una mano ai profughi approdati nel suo paesello semiabbandonato (l'idea di fondo è incontestabile: ripopolare i borghi deserti delle nostre montagne, specie al Sud, è scelta molto praticata nel sistema d'accoglienza); poi però accecate quel brav'uomo di flash e storditelo di applausi; trasformate il paesello (intanto risorto grazie alle sue manovre lecite o meno) in una ribalta mondiale delle buone intenzioni e quell'uomo si tramuterà nell'interprete di se stesso che saluta a pugno chiuso i cameraman dalla finestra degli arresti domiciliari, disposto a tutto pur di non scendere dal palcoscenico. E questa, per incredibile che appaia, la tesi della Procura dopo cinque anni di indagini e due e mezzo di processo, gli arresti di Lucano, la chiusura dei rubinetti dello Sprar, 26 coimputati. Non potendo dimostrare che l'ex sindaco si sia arricchito con i pasticci contabili combinati a Riace (e che nemmeno lui nega del tutto), i pm hanno sterzato su un movente, diciamo così, politico: Contava voti e persone. Una specie di voto di scambio buonista, assai semplificando”.

Dello stesso tema si occupa poi Francesco Merlo della Repubblica, a pagina 25: “Una volta caduti i reati di concussione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (assolto e prescritto), l'aritmetica delle truffe attribuite a Lucano qui sembra quella di Platone che stabiliva a quale distanza dal mare peccaminoso bisognasse costruire le città affinché fossero virtuose: tredici anni e due mesi, poco meno del doppio dei sette, chiesti da una Procura già platealmente accanita, per reati che manco i truffatori del secolo, il lupo di Wall Street, o Frank Abagnale Jr. che nel film di Spielberg è Leonardo DiCaprio: Prova aprendermi. Povero Lucano. L'hanno preso, ma senza contestargli né trovargli un solo euro”.

Sempre dell'ex sindaco di Riace scrive anche Luigi Manconi a pagina 3 della Stampa: “C'è da temere altro. Pur se sappiamo bene che nel diritto la forma è sostanza, penso che neanche la più acribiosa osservanza del più arido formalismo giuridico avrebbe dovuto vedere nell'attività di Lucano un'intenzione criminale tale da giustificare la mancata concessione delle attenuanti «per motivi di particolare valore morale o sociale». Tale circostanza fa temere il peggio: che dietro questa sentenza possa esservi una certa concezione ideologica destinata a sanzionare la politica dell'accoglienza come interpretata da Lucano e dai suoi sodali. E a penalizzare quel diritto al soccorso che costituisce il fondamento stesso dell'intero sistema dei diritti universali della persona. Spiace davvero dirlo ma questa sentenza sembra l'esito di quello che Cesare Beccaria definiva «un processo offensivo»: dove il giudice diviene nemico del reo”.

Economia, welfare, sindacato
Sul Sole24Ore a pagina 9, Claudio Tucci e Giorgio Pogliotti scrivono di sicurezza e lavoro: “Il leader della Cgil, Maurizio Landini ieri ha preannunciato assemblee nei luoghi di lavoro, se tarderanno le nuove norme - si legge - . Ma il ministro Orlando nel confermare il timing delle nuove misure perla prossima settimana, ha parlato di «nonne che individuino sanzioni più tempestive per assunzioni all'ispettorato per il potenziamento previsto, ieri al via il concorso per 300 funzionari amministrativi. A metà ottobre altri 822 posti (di cui 691 ispettori) imprese che non rispettano le regole, che facilitino la possibilità di raccogliere i dati per chi compie violazioni». Si ipotizza anche di rafforzare le commissioni bilaterali tra aziende e sindacati sui controlli e la prevenzione all'interno delle imprese. Per Confindustria più che partire con meccanismi punitivi ex post, occorrerebbe agire ex ante, prima degli incidenti, puntando su prevenzione, formazione e collaborazione in azienda, garantendo la tutela a chi segnala rischi e malfunzionamenti dei dispositivi di sicurezza”.

Di mercato del lavoro si occupa invece Valentina Conte, a pagina 20 della Repubblica. Scrive: “Ad agosto altri 80 mila posti persi dopo i 76 mila di luglio. L'inflazione alza la testa prezzi su del 2,6%. L'ultima analisi sui dati del ministero del Lavoro conferma che il 90% dei nuovi contratti da gennaio ad agosto è a tempo. ''Il calo dell'occupazione si riversa in modo prevalente nell'inattività, non c'è travaso verso la stabilità e questo preoccupa', osserva Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio (Cgil). 'Continuano poi il trend negativo per le donne, le basse qualifiche, la precarietà e l'involontarierà del part-time: in una parola, il lavoro povero, quando invece quantità e qualità del lavoro sono gli elementi fondamentali che devono guidare le scelte e l'utilizzo dei finanziamenti europei'. La Nadef approvata mercoledì - la nota che aggiorna il Documento di economia e finanza di aprile - prevede per quest'anno un Pil che avanza del 6% e l'occupazione dello 0,8%, dopo un crollo nel 2020 rispettivamente dell'8,9 e del 2,9%. 'Questo è quello che si chiama rimbalzo, il tornare indietro dopo un brutto crollo', spiega Andrea Garnero, economista Ocse ed esperto del lavoro”.

Sandra Riccio della Stampa ''copre' invece la vertenza Guzzini. A pagina 19 si legge: “Si appannano le luci di iGuzzini Illuminazione, nome storico dell'imprenditoria marchigiana e del Made in Italy, la più grande azienda italiana del comparto, anche se ormai di proprietà del colosso svedese Fagerhult. Il 28 settembre i sindacati e l'assessorato al lavoro della Regione Marche hanno ricevuto la comunicazione aziendale dell'apertura della procedura di licenziamento collettivo per 103 dipendenti su 736, per il 70% impiegati, il resto operai. La Filctem Cgil annuncia battaglia. 'Chiediamo la revoca della procedura - dice il segretario Marco Bracalente - e l'apertura di un tavolo negoziale, magari valutando altri ammortizzatori sociali'. Ma per decidere la risposta da dare all'azienda, bisogna aspettare l'assemblea dei lavoratori, che si riunirà il 5 ottobre a Recanati”.

Sul Manifesto, a pagina 5, Roberto Ciccarelli torna sugli incidenti mortali sul lavoro: “L'Inail ha registrato un calo provvisorio degli infortuni mortali nel 2021: 51 in meno rispetto alle 823 registrati nei primi otto mesi del 2020 (-6,3%). Tuttavia è stato registrato un aumento di un altro fenomeno, di solito trascurato quando si pensano le conseguenze mortali a cui possono condurre i rapporti di produzione nell'edilizia, nella manifattura o nell'agricoltura. Parliamo degli incidenti, anche mortali, che possono accadere nel tragitto tra l'abitazione e il luogo di lavoro. Tra gennaio e agosto 2021 sono aumentati in maniera impressionante: +20,6% da 38.001 a 45.821. Tra gennaio e febbraio erano diminuiti, a causa delle quarantene e dello smart working generalizzato in settori significativi. Da marzo in poi è aumentato di nuovo. Lo stesso andamento è stato registrato nel corso di altre fasi della pandemia”.

Sul Messaggero, a pagina 7, ci si occupa infine di lavoro pubblico: “Ci saranno degli 'assessment', ossia dei colloqui di valutazione che permetteranno ai funzionari di essere promossi senza la necessità di una selezione pubblica. E delle modifiche sostanziali sono in arrivo anche sul fronte di quelle che in gergo di chiamano le 'progressioni orizzontali', che altro non sono che degli scatti di stipendio. Fino ad oggi nel pubblico impiego per avere queste progressioni era comunque necessario passare ad una mansione superiore. Nelle bozze di contratto che l'Aran sta discutendo con i sindacati, invece, le progressioni avverranno senza la necessità di un cambio di mansione. Saranno, insomma, dei veri e propri scatti economici che finiranno in una voce della busta paga chiamata 'differenziale stipendiale'. Non saranno però degli aumenti generalizzati. Ogni anno verrà stilata una graduatoria dei dipendenti che hanno avuto le valutazioni migliori”.

Collettiva apre con la quarta edizione della Summer School della Cgil e dell'Università di Bologna per prendere coscienza e contrastare le mafie, e un'intervista a Giancarlo Caselli, presidente onorario di Libera. Si dà poi notizia della vittoria in tribunale delle lavoratrici Auchan/Conad, della sentenza Lucano, e si analizzano i dati Istat sull'occupazione.

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